La Nuova Sardegna

Il mare della Sardegna invaso da specie tropicali

Il mare della Sardegna invaso da specie tropicali

Nelle acque dell’isola non ci sono solo le maxi meduse avvistate in Ogliastra: Suez, Gibilterra e le grandi navi i canali di accesso

10 agosto 2014
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SASSARI. Sono sempre più numerosi gli alieni che popolano il Mediterraneo. Pesci flauto e pappagallo, pesci trombetta e pesci di vetro, ma anche barracuda e granchi corridori. Una tropicalizzazione che ovviamente caratterizza anche le acque sarde.

Nei giorni scorsi ha suscitato clamore la presenza di maxi meduse coloratissime, con un diametro di circa 50 centimetri, lungo la costa di Lotzorai, in Ogliastra. Ma in realtà sono anni, se non secoli, che il Mediterraneo somiglia al Mar Rosso. Per essere precisi dal 17 novembre 1869. «Sicuramente l’apertura del canale di Suez – spiega Andrea Cossu, ecologo marino dell’università di Sassari – ha dato il via libera al processo di insediamento di specie tropicali nel Mediterraneo, dette lessepsiane proprio dal nome dell’ingegnere francese che progettò il canale. All’inizio la loro migrazione nei nostri mari fu contenuta, probabilmente per una barriera di acqua dolce trasportata dal Nilo. È dopo la costruzione della diga di Assuan che la barriera si è interrotta e le specie aliene hanno così potuto colonizzare il nostro mare».

I nuovi abitanti del Mediterraneo, che ormai sono di oltre 200 specie, arrivano in gran parte dal Mar Rosso, via Suez, ma anche dall’oceano Atlantico passando dallo stretto di Gibilterra. Qualche specie, però, non arriva da sola, ma addirittura in nave. «Petroliere e cisterne spesso viaggiano vuote – dice ancora Cossu –. O, meglio, piene dell’acqua di zavorra, che viene prelevata in un punto e poi espulsa a migliaia di chilometri. Ed è proprio in questi carichi di acqua che le specie vengono portate da una parte del mondo all’altra. Dal Mediterraneo al Mar Rosso, e viceversa».

A contribuire alle modifiche della fauna - ma anche della flora - del Mediterraneo sono anche i cambiamenti climatici, che hanno comportato il surriscaldamento delle acque. «Tutti questi fattori insieme hanno favorito la tropicalizzazione del nostro mare, che rispetto a un paio di secoli fa presenta una fauna e una flora molto più ricca».

Non è invece imputabile ai cambiamenti climatici o all’intervento umano la presenza nelle acque della Sardegna degli squali verdesca. «Frequentano le nostre acque da sempre – dice ancora l’ecologo marino sassarese –. Nessuno stupore, sono animali tipici del Mediterraneo». Dunque, episodi come quello che si è verificato due giorni fa a Badesi, quando uno squalo di un metro e mezzo è arrivato a pochi metri dalla riva, gettando nel panico i bagnanti, potrebbero ripetersi. «Certo – conclude Cossu –. Di solito la verdesca, animale molto timido, non si avvicina alla costa. Se questa volta lo ha fatto è perché evidentemente ha molta confidenza con l’ambiente». (al.pi.)

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