Incendi, stagione nera per la Sardegna: la più colpita in Italia
Il Corpo forestale nazionale: «E' la regione col più alto numero di roghi: 1.539». Però diminuisce la superficie percorsa dal fuoco
CAGLIARI. Prima in Italia per il mare più pulito, ma purtroppo veste anche maglia nera degli incendi. Le due facce della Sardegna sono queste: bello e brutto, in sequenza. Neanche il tempo di festeggiare con orgoglio il primato assegnato da «Goletta Verde», che dal Corpo forestale dello Stato arriva una nuova mazzata: dall’inizio dell’anno, da una capo all’altro dell’isola, sono divampati 1.539 incendi boschivi, ben oltre la metà dei 2.653 nazionali, con un distacco abissale e tremendo sulla Sicilia (239) e Puglia (156), seconda e terza. Con solo questa magra consolazione: nelle province sarde è diminuita la superficie percorsa dal fuoco e in questa graduatoria la Sicilia, davanti con 1.517 ettari, stavolta è messa peggio della Sardegna, 1.158.
I numeri. Da qualunque parte si leggano, le statistiche continuano a essere impietose e di recente c’è chi ha calcolato: in quindici anni, solo con gli incendi divampati a luglio, è come se le fiamme avessero ingoiato 1.600 chilometri quadrati di Sardegna, un’enormità. Sarà anche questa una stagione disastrosa? Il numero dei roghi purtroppo è in aumento, anche se – come confermano dalla base operativa del Corpo forestale regionale – «si tratta per lo più di piccoli incendi su cui intervenire è certo molto più semplice». Non ci sono state tragedie, per fortuna, ma la maledizione del fuoco cattivo l’isola sembra proprio non riuscire a scrollarsela di dosso. Ogni anni ci prova: spende fior di milioni, la Regione stavolta ha stanziato 55 milioni, cinque in meno rispetto al 2013, e mandato ancora prima linea un esercito forte ed efficiente, oltre novemila uomini, ma fino a quando «le fiamme resteranno solo un problema di chi le spegne e non della collettività», vincere sarà impossibile. Senza una rivoluzione culturale, senza «quella prudenza necessaria soprattutto d’estate», rischiano di avere meno efficacia le strategie investigative, i software all’avanguardia che in tempo reale permettono alla centrale di coordinare tipo e qualità dell’intervento, sempre a metà tra forze aeree (tre Canadair e 11 elicotteri) e squadre a terra. No, quello che serve – e ormai lo invocano tutti da decenni – è «un maggiore rispetto per l’ambiente». Gran parte degli incendi, a parte quelli voluti dai criminali del fuoco, i piromani, sono provocati da incuria, pressappochismo, e da negligenze più o meno gravi». Lo confermano ancora le statistiche: quasi un incendio su tre è colposo e dunque evitabile. Vallo a spiegare a chi non pulisce i campi dalle stoppie, come impone la legge, o getta le sigarette accese in cunetta, accende fuochi dove non dovrebbe e «commette tante di quelle fesserie difficili persino da elencare». Per mettere sul chi va là i cretini, basterebbe ricordare che dal 1945 a oggi, in Sardegna, sono state una settantina le vittime degli incendi.
L’assessore. Prima di dire se la maglia nera «è nostra, oppure no», Donatella Spano (assessore all’Ambiente) vuole avere sul tavolo i numeri definitivi della campagna antincendio in corso: «Mai commentare statistiche parziali – dice con cautela – È sempre sbagliato girarla in tragedia o cantar vittoria a Ferragosto. Per settembre, ho convocato già in Regione tutti i protagonisti, ed è in quella riunione che tireremo le somme definitive. Fra non molte settimane, speriamo di avere dalla nostra i numeri, stavolta quelli buoni, per smentire l’ultimo censimento del Corpo forestale nazionale». Tabelle di fine settembre a parte, l’assessore è convinto che «solo con la prevenzione possiamo non perdere ogni anno la guerra contro gli incendi». È decisa nel dirlo: «Sì, vorrei davvero investire una parte importante dei costi per l’antincendio, in lezioni di educazione ambientale. Sono convinta che è questa la strada da seguire: dobbiamo essere tutti consapevoli che l’isola è nostra e più la senti tua, maggiore sarà l’impegno a difenderla non solo dalla negligenza del vicino, dalla follia dei piromani ma anche dagli speculatori». È quel senso di civiltà collettiva che – come ribadisce Donatella Spano – deve partire dal basso e per questo è fondamentale «stringere rapporti sempre più stretti fra Regione e Comuni. Deve essere l’amministrazione centrale ad aiutare i sindaci a predisporre per tempo i piani locali. Quest’anno la campagna è partita con due settimane d’anticipo sul 2013, ma non basta. La prevenzione deve cominciare molto prima, in inverno, quando la Sardegna non è ancora un bersaglio». Del fuoco e dei cretini.