La Nuova Sardegna

Lancia Sos dal mega yacht «Minacciata con le armi»

di Giampaolo Meloni
Lancia Sos dal mega yacht «Minacciata con le armi»

Telefonata notturna di una lituana 21enne, i carabinieri fermano la barca: ma trovano tutto in regola e ora la donna rischia l’accusa di procurato allarme

31 agosto 2014
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INVIATO A PORTO CERVO. «Aiuto sono in pericolo, mi hanno minacciata con le armi». La richiesta di soccorso arriva al 112 quando sono da poco trascorse del 4 del mattino. Il Pronto intervento dei carabinieri scatta in un millesimo di secondo.

La voce della donna che parla in modo stentato ma comprensibile proviene da lontano, dal mare. E che mare. La chiamata è partita da un telefono cellulare. Dai moli di Porto Cervo.

L’appello disperato che viaggia nella notte di fine agosto della Costa Smeralda, per i carabinieri è da far sobbalzare: accertano in pochi secondi che l’sos della persona forse costretta tra la vita e la morte si riferisce al super yacht Tatoosh, una barca di 91 metri intestata a Paul Allen, 61 anni, socio fondatore con Bill Gates della Microsoft, la straordinaria avventura informatica nata nel 1975.

Le ricerche. La zona è delicata. Il piano d’intervento per la sicurezza scatta con la stessa rapidità di un clic sul computer. Dal comando carabinieri di Porto Cervo diretto dal maresciallo Giulio Brandanu si apre la rete delle ricerche. La direzione delle operazioni è subito nelle mani del tenente colonnello Nicola Lorenzon, comandante territoriale. Nel cielo ancora chiuso nella notte si mette in volo un elicottero dell’Arma. Con l’ausilio di due motovedette scruta con attenzione il mare del nordest sardo. Trascorre qualche decina di minuti. Poi l’imbarcazione viene intercettata, naviga in direzione di Capo Figari. I carabinieri si muovono con cautela e determinazione. Se lo scenario è quello descritto dalla ragazza impaurita, la situazione deve essere gestita con delicatezza e prudenza. Lo yacht è in movimento, si dirige verso il largo. L’elicottero si abbassa, i fari puntati sulla barca. Dall’altoparlante i carabinieri intimano l’alt e impongono l’inversione immediata di rotta: verso Cala di Volpe.

La scoperta. Che qualcosa di preoccupante stesse accadendo, alcuni curiosi lo avevano avvertito dal non consueto volo dell’elicottero e dal movimento delle motovedette verso il largo. Poco prima sono stati visti i carabinieri a terra. Tra gli uomini in divisa c’erano il comandante della stazione di Porto Cervo e il comandante territoriale di Olbia. Ma sia il maresciallo Brandanu e sia il colonnello Lorenzon hanno blindato le informazioni: nessuna notizia sull’accaduto. Procedura di totale riservatezza. Sul fronte della cronaca e attraverso la raccolta di nuovi elementi, alcune notizie sono state tuttavia appurate. Appena ormeggiata a Cala di Volpe, l’imbarcazione è stata vigilata con attenzione dai militari, alcuni dei quali sono saliti a bordo e hanno eseguito gli accertamenti necessari per verificare il racconto della donna. Delle armi nessuna traccia, né sono stati riscontrati comportamenti che potessero suscitare interesse per i carabinieri. Insomma, tutto in regola. Nel pomeriggio il Tatoosh ha ripreso il largo e in serata non è stata segnalata di nuovo la presenza in zona.

Lo scenario. Il quadro messo a fuoco dai carabinieri cambia rapidamente. Nel volgere di poche ore si è capovolta la posizione della ragazza: da vittima di improbabili assassini potrebbe essere chiamata a rispondere di procurato falso allarme. E forse anche altro. I carabinieri avevano già capito dalla voce che si trattava di persona giovane, peraltro non italiana. Lo hanno confermato poco dopo, quando l’hanno raggiunta in banchina, dove, secondo il suo racconto, era stata abbandonata dai suoi persecutori dopo averla trasportata a terra con un tender. Sarebbe di nazionalità lituana, non più grande di 21 anni. Il canovaccio della notte in Costa non la comprende tra gli ospiti ufficiali del Tatoosh, né figura tra l’equipaggio. Più probabilmente si tratta di passeggero temporaneamente accolto a bordo, forse per rendere la serata meno noiosa in qualche sala del super yacht che, a parte la proprietà, non coinvolge affatto Paul Allen né la Microsoft, perché è gestito da una compagnia di charter e viene affittato a facoltosi turisti. Se ne saprà probabilmente di più quando i carabinieri avranno chiuso e consegnato il fascicolo al magistrato e forse lei dovrà rispondere di false dichiarazioni.

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