La Nuova Sardegna

Il Pg Angioni non voleva lasciare

di Daniela Scano
Il Pg Angioni non voleva lasciare

Ha provato a succedere a se stesso, il Csm ha detto no. Il reggente sarà Lo Curto

27 settembre 2014
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CAGLIARI. Al procuratore generale Ettore Angioni sarebbe piaciuto succedere a se stesso, anche se solo temporaneamente, nell’ufficio che coordina tutte le procure sarde. Ad aprile l’alto magistrato, che proprio oggi va in pensione, aveva posto un quesito alla settima commissione del Consiglio superiore della magistratura per sapere se, una volta decaduto dalla dirigenza per il superamento del termine massimo di otto anni di esercizio delle funzioni direttive, lui stesso avrebbe potuto essere designato come reggente del suo ufficio fino alla nomina del successore. La risposta del Csm è stata negativa: a reggere la Procura generale sarà l’Avvocato generale Claudio Lo Curto che guida la sezione distaccata sassarese della corte d’appello. Della questione si è occupato il 17 settembre il Plenum del Csm che ha pubblicato la delibera nel suo sito. Ed è proprio così che il retroscena dell’avvicendamento nella Procura generale è diventato di dominio pubblico tra i magistrati. Anche se i nomi e i luoghi sono stati omessi nella delibera, infatti, il caso descritto è riconoscibilissimo. Il quesito posto da Ettore Angioni, infatti, faceva riferimento alla presenza nel distretto di una sezione distaccata retta da un Avvocato generale che – come poi è accaduto – in quanto più alto in grado assume la reggenza della Procura generale durante la vacanza dell’incarico direttivo.

Nel suo quesito Ettore Angioni chiedeva invece se, secondo una interpretazione a suo dire già affermata dall’Organo di governo autonomo della magistratura, il reggente dell’ufficio dovesse essere individuato nel sostituto procuratore anziano della sede centrale e non nell’Avvocato generale che opera nella sede distaccata. Se fosse passata questa interpretazione dell’articolo 109 dell’Ordinamento giudiziario, Ettore Angioni avrebbe potuto diventare reggente. Una volta decaduto dall’incarico, infatti, il Procuratore generale avrebbe potuto restare nell’ufficio come sostituto procuratore e con funzioni non direttive. Ma, secondo la sua interpretazione, continuando a reggere l’ufficio in quanto l’Avvocato generale Lo Curto opera nella sede distaccata. Ma così sarebbe accaduto che un sostituto procuratore, anche se anziano e con un passato come quello di Angioni, avrebbe potuto dirigere il lavoro di un magistrato di grado superiore.

E il plenum del Csm, chiudendo la questione, ha deliberato «che durante la vacanza dell’incarico direttivo la reggenza deve essere affidata al magistrato che eserciti funzioni semidirettive nel medesimo ufficio, anche se in sede distaccata, e non al magistrato più anziano tra coloro che operano nella sede centrale, privi di funzioni semidirettive». Quindi da Claudio Lo Curto.

Una sorta di contrappasso per Ettore Angioni. Il procuratore generale, infatti, nel 2012 aveva imposto il suo ruolo e raggelato i magistrati del centro e nord Sardegna pretendendo la trasmissione preventiva al suo ufficio di tutte le sentenze. Qualcuno aveva interpretato questa supervisione come un commissariamento della Procura generale di Sassari. Una sentenza della Cassazione aveva dato ragione ad Angioni, ribadendo che l’Avvocato generale è «alle dipendenze» del Procuratore generale.

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