«Era un allegrone, che brutta fine»
Pompu sotto choc. Il sindaco: «Spero ancora che il corpo non sia di Tonino...»
POMPU. Un paese tranquillo, un posto dove gli unici rumori che spezzano il silenzio del mattino sono quelli delle auto che sfrecciano sulla circonvallazione. La vita va avanti così sulle colline della Marmilla, là dove non arriva la confusione della città e dove il più grave dei fattacci è, al massimo, una bega tra vicini. Fino a qualche giorno fa. La vita della gente di Pompu ha subito una brusca sterzata dopo che le notizie sulla tragica morte di Tonino Murranca hanno raggiunto il piccolissimo centro. Una doccia fredda che è stata anche una brusca sveglia per una comunità di appena 290 persone, dove tutti sono parenti di tutti. Tonino non passava inosservato. I suoi compaesani lo ricordano come una persona affabile e di buon umore, un allegrone con cui era piacevole scambiare quattro chiacchiere. Tra gli angoli preferiti da Tonino c’era il caffè “La dolce vita”, immerso nel verde di un giardino affacciato proprio sulla circonvallazione: «Certo che lo ricordo – racconta Emanuele –, era un mio cliente e un gran giocherellone. Non posso credere che abbia fatto una fine così terribile». Anche gli altri clienti del bar seguono il pensiero di Emanuele. Tutti sono convinti di una cosa: «Chiunque sia stato non c’entra nulla con il nostro paese. Tonino viaggiava tanto per lavoro e queste non sono cose che capitano a Pompu». L’ultimo pensiero è quello di Walter: «Non sapremo mai chi è stato e perché l’ha fatto». Tra le vie di Pompu molti preferiscono non parlare. La commessa di uno dei due minimarket quasi scoppia a piangere dopo un semplice accenno alla vicenda. Anche Irene Ardu, che gestisce l’altro minimarket, è molto scossa: «Qualsiasi cosa abbia fatto, sempre che abbia fatto davvero qualcosa, non meritava di finire in quel modo. Però noi speriamo che sia tutto un errore e quello dentro la sua macchina non fosse lui». Pochi metri dopo c’è il municipio. Il sindaco Marco Atzei: «Fino a che si potrà sperare che non sia Tonino, noi lo faremo», spiega prima di dedicare un pensiero a tutte quelle persone che hanno preferito rifugiarsi dietro un laconico “no comment”, «bisogna capirli, non siamo una comunità omertosa, ma la gente è sotto choc».
Solo i più anziani hanno sentito parlare dell’ultimo fatto di sangue che si è consumato in paese: «Sarà stato duecento anni fa – conferma una signora – ce lo raccontavano quando eravamo bambini ma non potevamo pensare che si sarebbe ripetuto».
Una storia dell’orrore che, a distanza di tanti anni, è ritornata a spaventare un intero paese. La colpa, questa volta, non è della memoria offuscata dei nonni, che rendeva magici e terrificanti i racconti davanti al focolare.
Questa volta è stata la realtà a manifestarsi con tutta la sua violenza su una comunità che non riesce a accettare quella che ormai sembra una terribile verità.