La Nuova Sardegna

Aiuti ai Confidi per sbloccare il credito

di Alfredo Franchini
Aiuti ai Confidi per sbloccare il credito

Il check-up della giunta sul sistema sardo: le imprese poco competitive hanno bisogno di nuovi strumenti finanziari

11 ottobre 2014
3 MINUTI DI LETTURA





CAGLIARI. E’ un viaggio nell’isola dei prestiti bancari negati, dove la bilancia commerciale segna sempre rosso e avviare un’impresa è più difficile. E’ il check-up della Sardegna fatto dalla giunta regionale e messo nero su bianco all’interno del Piano di sviluppo che è stato presentato alle organizzazioni economiche e sociali. Il governo della Regione parte da una convinzione: la credibilità della programmazione economica di medio termine è legata alla capacità di rinnovare la macchina burocratica. In caso contrario si dovrà misurare la discrepanza tra gli obiettivi e i valori effettivi che saranno stati raggiunti.

Credito. Non si può parlare di impresa senza parlare del credito. Per gli industriali le banche sono avare nei prestiti, chiedono garanzie impossibili e c’è una stretta sulle clausole. La giunta Pigliaru manifesta nel piano di sviluppo l’intenzione di rafforzare la competitività del sistema produttivo anche con strumenti finanziari «per contrastare il credit crunch e favorire l’accesso al credito delle imprese». Come? Innanzitutto con i Confidi che dovrebbero ottimizzare la rete di garanzie, l’avvio del Fondo finanza inclusiva e il ricorso a un nuovo Fondo equity.

Bando Pia. Sarà aumentata la dotazione finanziaria del Bando Pia, pacchetti integrati di agevolazione con altri 40 milioni di euro. Questo dovrebbe consentire il finanziamento di un maggior numero di iniziative. Il programma è in capo al Centro regionale di programmazione che si avvarrà della collaborazione della Sfirs, presieduta da Tonino Tilocca.

Infrastrutture. Il Mezzogiorno fa registrare un livello di infrastrutturazione inferiore alla media nazionale e la Sardegna, su molte voci, sta ancora peggio: all’ultimo posto per le ferrovie, (fatto 100 l’indice l’isola totalizza 17 contro il 61 del Molise che pure è penultimo), ma non va molto meglio per le strade. Le risorse attivabili dal piano straordinario delle infrastrutture per il 2015 sono pari a 294 milioni di euro: 54,15 per il sistema viario; 76 per la portualità; 94,7 al sistema idrico e 69,18 per la difesa del suolo.

Bilancia commerciale. Dato che l’ingresso delle merci in Sardegna può avvenire solo attraverso il trasporto marittimo o aereo, la Regione è in grado di stilare una propria bilancia commerciale. Si importa di tutto mentre per l’export «si distinguono i prodotti chimici (6,2%), i prodotti metallici (3%) e i prodotti alimentari (2,7%) gli unici in sensibile crescita».

Alimentare. Ma il check up della giunta non lascia dubbi nemmeno sulla reale consistenza dell’agroalimentare: «Nessuna regione italiana, con l’eccezione della Calabria, presenta un’incidenza dell’export del settore più bassa di quella della Sardegna in percentuale sul Pil, lo 0,5 contro la media nazionale del 2%».

Edilizia. Cagliari si colloca in coda alla classifica nazionale dei capoluoghi per quanto riguarda la facilità di avviare un’impresa. I costi che un imprenditore deve sostenere a Cagliari, (ma il discorso è esteso a tutta l’isola), sono tra i più alti d’Italia. Complicato sbrigare le pratiche di proprietà immobiliare e risolvere le dispute commerciali, risulta invece più facile far fronte ai permessi edilizi. Il commento della giunta è lapidario: la capacità competitiva dell’isola è ancora insufficiente.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Incarichi vacanti

Sanità nel baratro: nell’isola mancano 544 medici di famiglia

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative