La Nuova Sardegna

Quattro consiglieri Udc rivogliono i vecchi vitalizi

di Mauro Lissia
Quattro consiglieri Udc rivogliono i vecchi vitalizi

Nella proposta di legge firmata da Giorgio Oppi l’abolizione del tetto dei 10 anni In più l’aumento del rimborso sul trasporto. E forse uno stop alla legge Severino

16 ottobre 2014
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CAGLIARI. Sacrifici per tutti ma non per i consiglieri regionali: dopo la proposta di legge per il ripristino delle assunzioni private nei gruppi consiliari, ora ne spunta un’altra targata Udc rivolta ad aumentare il rimborso delle spese di trasporto e a riportare i vitalizi a com’erano prima della legge 2 di gennaio scorso, quella che sull’onda delle inchieste giudiziarie ha tagliato qualcuno dei privilegi assegnati da decenni ai politici.

Statuto. In un articolo del testo sembra però comparire l’obbiettivo principale della proposta: cancellare gli effetti della legge Severino, vale a dire la sospensione dalla carica dei consiglieri colpiti da misure cautelari o sentenze di primo e secondo grado, oltre la decadenza di quelli condannati definitivamente. Secondo la legge numero uno approvata dal Consiglio lo scorso 11 settembre, che chiarisce i dubbi interpretativi sull’articolo 22 della legge statutaria del 12 novembre 2013, per determinare i casi di ineleggibilità e incompatibilità degli onorevoli la massima assemblea dell’isola dovrebbe tener conto soltanto dei criteri stabiliti dallo statuto sardo e non di quanto prevedono le leggi nazionali. I firmatari propongono l’abrogazione secca di questa legge interpretativa per azzerare la situazione e consentire al Consiglio regionale di elaborare una nuova interpretazione. Questo perché in assenza di una nuova regolamentazione le norme dello statuto sardo, che hanno rango costituzionale e non prevedono decadenze in caso di condanna, prevarrebbero sulla Severino, una legge ordinaria dello Stato.

Candidature. L’effetto sperato sarebbe una sorta di colpo di spugna sulle possibili conseguenze dei procedimenti che coinvolgono novanta consiglieri ed ex consiglieri regionali, che incasserebbero l’eventuale condanna, dovrebbero scontare la pena ma potrebbero continuare a candidarsi e a ricoprire incarichi elettivi.

Letture diverse. È solo un sospetto, perché su questo punto fondamentale il testo della proposta si presta a letture diverse. Certo è che il consiglio regionale dovrà valutare con grande attenzione la portata di ciascuno dei sette articoli di cui è composta la norma: il rischio è di accrescere ancora di più l’impopolarità della politica fra i cittadini, già oggi ai minimi storici.

Indietro tutta. La prima firma della proposta - la numero 89 del 5 agosto scorso - è ancora quella di Giorgio Oppi, leader dell’Udc sardo, già a giudizio immediato per truffa e falso, oltre che indagato per peculato aggravato nell’inchiesta sui fondi ai gruppi. Gli altri tre firmatari sono Gianluigi Rubiu, Ignazio Tatti e Giuseppino Pinna, tutti dell’Udc. Potrebbe chiamarsi legge indietro tutta: all’articolo 2 si propone di aumentare di 250 euro al mese il rimborso forfettario che la norma di gennaio stabiliva in 650 euro per i consiglieri residenti a più di cento chilometri dalla sede del consiglio regionale e a 300 per chi abita a una distanza fra i 71 e i 100 chilometri. Un ritocco importante, attorno al trenta per cento, legato probabilmente al costo della benzina: il caso Barracciu insegna? Sul vitalizio invece Oppi propone un taglio secco, l’abrogazione alla radice dell’articolo 6 della legge sul contenimento dei costi della politica: ridotto a un mese di indennità per ogni anno di mandato svolto dal consigliere, con un tetto di dieci anni, se la proposta dell’Udc passasse si ritornerebbe al vero vitalizio, con l’indennità integrale e nessun limite di durata. In sostanza, sino alla morte dell’ex onorevole. Il bello è che nella relazione dei «proponenti» si spiega che le modifiche «sono volte a proseguire nell’operazione di contenimento dei costi della politica, nonché ad assicurare l’effettiva partecipazione dei consiglieri e degli assessori all’attività del Consiglio, che non si esaurisce con la presenza ai lavori dell’aula e delle commissioni».

Aiutino. Sembra di capire che in mancanza del ritocco al rimborso spese, gli onorevoli non sarebbero in grado di partecipare con regolarità all’attività istituzionale e comunque di affrontare i costi dei trasferimenti. Non bastano i 6600 euro dell’indennità consiliare, più gli altri 3850 che vengono garantiti a ciascun membro dell’assemblea - compresi quelli che vivono a Cagliari o vicino al capoluogo - a titolo di rimborso forfettario: per i quattro firmatari della proposta serve un altro aiutino economico. Ora si tratta di capire quale sarà, se ci sarà, il percorso della proposta e se altri consiglieri saranno disposti ad appoggiarla.

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