La Nuova Sardegna

Ritrovato il relitto del postale Tripoli

di Enrico Gaviano
Ritrovato il relitto del postale Tripoli

Il piroscafo, affondato nel 1918 dai tedeschi, è stato localizzato a 20 miglia da Capo Figari su un fondale di 1000 metri

04 novembre 2014
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GOLFO ARANCI. L’immagine rimandata da un robot ultramoderno sembra rievocare l’epopea della conquista della Luna. Profilo bianco su una superficie sabbiosa. Lì, dormiente da cento anni, su un fondale di circa 1000 metri, c’è il relitto del Tripoli. La nave italiana, adibita al trasporto della posta, fu affondata nella notte fra il 17 e 18 marzo del 1918 da un sottomarino tedesco. Da allora in molti hanno cercato di rintracciare il relitto, ma la presumibile grande profondità in cui era andato ad adagiarsi aveva impedito sinora di localizzarlo.

Il ritrovamento sembra venir fuori da un libro di Jules Verne, o da una pellicola di Indiana Jones. Ma è tutto vero. Grazie alla Marina Militare e una tecnologia fantascientifica, e alla collaborazione con il ministero dei beni culturali e del turismo. Insieme hanno avviato un programma di collaborando nell’ambito del progetto «Commemorazione della Prima guerra mondiale». Un progetto che arriva nel centenario del primo conflitto mondiale. L’obiettivo di Marina Militare e ministero dei beni culturali è di tutelare e valorizzare il patrimonio culturale subacqueo, attraverso l’utilizzo di metodologie assolutamente innovative e all’avanguardia. Infatti la Marina ha inviato alla fine del mese di ottobre il cacciamine Vieste, una unità della Classe Lerici, equipaggiata con sistemi e apparecchiature che consentono di determinare, con precisione, la presenza sul fondale marino di mine e di oggetti di diversa natura e dimensioni. La nave ipertecnologica, a bordo ha anche un meraviglioso marchingegno telecomandato. Si chiama Auv (Autonomous Underwater Vehicle) Hugin 1000. Un nome che rievoca i robot di Guerre stellari. Un portento della tecnica, dotato di telecamera, che è stato capace di esplorare un’area di circa 4 miglia quadrate sul fondale sopra il quale si era posizionato il vieste a circa venti miglia al largo di Capo Figari. Punto indicato largamente dalle carte nautiche oltre che dalle tante testimonianze storiche raccolte su questa drammatica pagina della Grande guerra.

Su quella nave morirono in 289 su un totale di 489 passeggeri imbarcati. L’alto numero delle vittime fu causato da una serie di sfortunate coincidenze oltre che dall’imperizia con cui il comandante della Tripoli condusse le operazioni subito dopo che l’unità venne colpita dal sommergibile della Germania. Il piroscafo partì intorno alle 20 del 17 marzo del 1918 da Golfo Aranci. All’inizio venne scortato da un altro piroscafo, il Principessa Mafalda che però, per le avverse condizioni meteo fece presto ritorno a Golfo Aranci. Dopo due ore di navigazione, il Tripoli venne colpito dall’unità navale tedesca e cominciò a imbarcare acqua. Colò a picco nell’arco di quattro ore: panico e terrore fra i passeggeri, mentre le operazioni di salvataggio furono condotte maldestramente. Molte scialuppe si sganciarono prima del tempo precipitando in mare con i loro occupanti. Altre coincidenze negative: la radio andata in avaria, il ritardo nell’arrivo dei soccorsi e la carenza di scialuppe. Un vero disastro. Ora il ritrovamento. La nave sembra quasi intatta, come se il tempo lì in fondo si fosse fermato.

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