L’acqua privata nel 2025: l’ha stabilito la Regione
L’azienda accusa: attacco al risanamento per togliere il servizio idrico al pubblico Ma le decisioni sono state già ratificate un anno fa. L’inchiesta per abuso d’ufficio
CAGLIARI. C’è una campagna di disinformazione, un piano per impedire che sia un unico concessionario pubblico a gestire il servizio idrico in Sardegna per aprire la strada col fallimento ad un operatore speculativo privato: è stato l’amministratore unico di Abbanoa, Alessandro Ramazzotti, a lanciare l’allarme martedì scorso con queste parole scritte in una nota ufficiale in risposta all’annunciata ipotesi di riavvio della procedura fallimentare da parte della Procura di Cagliari, che in base all’ultima relazione della Guardia di Finanza ha rilevato come lo stato di insolvenza della società regionale sia sopravvissuto ai tentativi di risanamento. Gli atti però dicono l’esatto contrario, perché è stata la Regione e non una meglio precisata la regia esterna a creare le condizioni perché il servizio idrico sardo, oggi in mano a una società in house a totale partecipazione pubblica, passi in capo a un operatore privato nel giro di dieci anni.
Gli atti europei. I documenti che lo dimostrano sono due, uno legato all’altro, ed è stata la Nuova Sardegna a denunciare nell’estate del 2013 quanto la giunta Cappellacci aveva deciso di accettare in cambio dell’autorizzazione da parte della Commissione europea a capitalizzare con 187 milioni spalmati in sette anni le casse esauste di Abbanoa, finite in una situazione che la stessa Regione definiva come prossima all’insolvenza. L’atto di partenza è datato 31 luglio 2013 ed è firmato dal vicepresidente della commissione europea Joaquin Almunia: sono quattordici pagine indirizzate al ministro degli Esteri Emma Bonino in cui le condizioni allora disperate del gestore idrico sardo vengono descritte spietatamente sulla base delle informazioni e dei documenti forniti dalla Regione sarda. Per la commissione europea a quella data «Abbanoa non risulta in grado di ridurre le perdite d’acqua e di recuperare i crediti dovuti dai clienti».
L’indebitamento. La conseguenza rilevata da Almunia è la crescita dell’indebitamento fino a «una situazione finanziaria critica». Per la commissione europea nell’estate 2013 Abbanoa è una società «sostanzialmente insolvente» perché «non è in grado di pagare gli stipendi con regolarità e di soddisfare le richieste dei creditori». Questa stessa situazione, è scritto nella nota firmata da Almunia «potrebbe avere ripercussioni sulla capacità di Abbanoa di fornire i suoi servizi essenziali». Ed è anche sulla scorta di osservazioni così definitive che si muoverà prima la Procura di Nuoro e poi quella di Cagliari per chiedere al tribunale il fallimento di Abbanoa. Ma le due iniziative seguono in ordine di tempo la scelta della giunta Cappellacci di obbedire alle prescrizioni dell’Europa sul futuro del servizio idrico integrato della Sardegna. Almunia infatti condiziona il suo ok alla concessione di una capitalizzazione riconosciuta come aiuto di Stato alla riduzione dei tempi di concessione del servizio fino a quel momento assegnati ad Abbanoa: la concessione doveva concludersi per contratto il 31 dicembre 2028, la commissione europea accetta la proposta sarda di anticiparla di tre anni, per chiudersi alla fine del 2025. All’uscita di Abbanoa - prescrive l’Europa e la giunta regionale obbedisce con la delibera numero 35 del 28 agosto 2013 - si verificherà «l’apertura al mercato dei servizi idrici in Sardegna alla scadere della concessione, mediante una gara aperta, trasparente e non discriminatoria».
Servizio all’asta. Il servizio idrico verrà dunque messo all’asta e qualsiasi operatore privato europeo potrà partecipare alla selezione. Quindi nessun complotto ordito dall’esterno per privatizzare il servizio idrico pubblico, ma una decisione formale assunta dalla Regione in perfetto ossequio al diktat europeo.
Per approfondire questo aspetto la Nuova Sardegna ha tentato nell’arco di due giorni di mettersi in contatto con l’amministratore unico di Abbanoa: l’intenzione era di chiedergli a che cosa e a chi si riferisse quando ha valutato nella nota di martedì scorso la possibilità di una procedura-bis di fallimento come un’iniziativa di contrasto al risanamento di Abbanoa, considerato che sono la Guardia di Finanza e la Procura a riesaminare una procedura fallimentare sospesa a luglio scorso: l’ufficio stampa della società non ha però dato una risposta alla richiesta di un colloquio.
L’inchiesta giudiziaria. Ora è certo: si procede per abuso d’ufficio. Il fatto centrale è il dirottamento di fondi regionali destinati alle opere sulle spese correnti, circa 230 milioni poi ridotti - secondo la relazione delle Fiamme Gialle - a venti. Altre ipotesi di reato riguardano i metodi di assegnazione degli incarichi esterni. Ma dopo la tornata di esami testimoniali sarebbero emersi episodi di demansionamento di dirigenti, esautorati da qualsiasi incarico e sostituiti con professionisti esterni. Anche per questi aspetti si parla di abuso d’ufficio, perché le scelte assunte dalla direzione - sarebbero arbitrarie e riferite a esigenze tutte da chiarire.