La Nuova Sardegna

da olbia a cagliari, 4 giorni entusiasmanti

L’armata dei Rossi scopre di saper assediare il Palazzo

di Giovanni Bua
L’armata dei Rossi scopre di saper assediare il Palazzo

di Giovanni Bua Quindici euro. È quanto fa pagare una singola con bagno il B&B di Iglesias ai Rossi di Meridiana. «Siete messi peggio di me», spiega. Anche se poi più che un B&B è un albergo...

18 novembre 2014
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di Giovanni Bua

Quindici euro. È quanto fa pagare una singola con bagno il B&B di Iglesias ai Rossi di Meridiana. «Siete messi peggio di me», spiega. Anche se poi più che un B&B è un albergo tirato su per il figlio, ma è sempre vuoto: «Qui non c’è più niente, non c’è più nessuno». È d’accordo il barista, che attacca discorso parlando di 20mila euro che gli devono e la finisce con i lacrimoni dei ragazzi che scappano. Non verrà a Cagliari stamattina, non verrà nessuno da qui, nemmeno Alcoa. Lo hanno deciso i sindacati. E qui è meglio starli a sentire.

Centro commerciale. Siccome gli esuberi alati sono post ideologici il raduno è al posteggio di un centro commerciale. Quando nei cartelli luminosi del traffico appare che c’è la manifestazione non pare vero. E invece all’inizio di via Sant’Avendrace aspettano in centinaia. Ex Ros Mary carichi come molle. Usb e cassintegrati. Zona Franca e la Confederazione sindacale sarda, che presta anche casse e microfoni. Altri sindacati non se ne vedono, almeno con le bandiere. Appare il minatore di Lula, col corno: «Siamo 25, ma cerchiamo di essere dappertutto».

Passo sostenuto. In strada si sciama a passo così sostenuto che, a chi le manifestazioni le fa di mestiere, verrebbe il mal di testa. Ma il corteo dei Rossi è un pelo in ritardo, come sempre. Si affacciano gli anziani, e i ragazzi del Siotto. «Studiate e non fatevi fregare». Si dice che Pigliaru potrebbe arrivare alle 11. In realtà il presidente alle 11 è in via Roma a parlare di alluvione. E Unica ha tempo di accomodarsi sotto viale Trento. Un sole da agosto fa dimenticare l’acqua di ieri, non quella di un anno fa.

Discorsi. All’impianto parlano gli esuberi volanti, gli amici di Ros Mary, le altre vertenze in ordine sparso, Michele Piras di Sel e Manuela Serra di M5S, che spara sul Pd e fa arrabbiare qualcuno. Parla Andrea Mascia al telefono, che era coi vescovi a Olbia, e innocente e diabolico li ha accolti con un elmetto Alcoa in testa.

Il pratone. Nel mentre la gente scarica adrenalina e fatiche. Arriva l’assessore ai trasporti Deiana, dicono. Ma passa veloce. Poi invece scende, e dopo qualche fischio d’ordinanza chiede di formare una delegazione da quindici. Che vada a parlar con lui e il presidente. Da dove sia entrato Pigliaru nessuno lo sa. Ma è su che aspetta.

La delegazione. Un meridiano tecnologico fa la cronaca di come stanno andando le cose. Non benissimo sembrerebbe. Anche perché il governatore, ironia della sorte, va via presto: deve prendere un aereo. Giù si aspetta e si canta. Quando poi i delegati tirano le somme «poteva andare peggio».

È solo l’inizio. Giusto il tempo di relazionare e si sciolgono le righe. Parte lo striscione firmato che girerà tutta Italia e arriverà a Parigi. Partono gli esuberi, a Uta e Zuri. Gonfi d’orgoglio. Perché se è vero, come dicono i Wu Ming, che le storie sono asce di guerra, molte sono quelle che in questi quattro giorni hanno dissotterrato.

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