La Nuova Sardegna

Maurizio Landini all’attacco: «Nell’isola è emergenza lavoro»

di Ummberto Aime

Il segretario della Fiom sbarca in Sardegna, oggi sarà alla testa del corteo dei metalmeccanici: «Siamo qui per dare voce a una protesta che non è locale, ma da tempo è diventata nazionale»

25 novembre 2014
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CAGLIARI. L’Incredibile Hulk, che fa tremare i Palazzi del potere, è sbarcato in Sardegna. Non è verde, l’uomo, ma di un rosso accesso. Rosso-Fiom. Il suo nome è Maurizio Landini: fisico massiccio, concetti forti, bersagli precisi dall’inizio alla fine della giornata. In una manciata di ore, il segretario nazionale degli operai ancora duri e puri, i metalmeccanici, è stato alla Nuova Pignone, Firenze, alle Acciaierie di Terni. Poi, a tarda sera, s’è imbarcato su un volo low cost, da Ciampino. Oggi sarà lui a chiudere, in piazza Garibaldi a Cagliari, lo sciopero di categoria con un comizio molto atteso, compresi i fuochi d’artificio.

Il Landini-pensiero. Per tutta la giornata, ha occupato agenzie, televisioni e siti web. Di tutto un po’ e sempre dai contenuti forti: crisi economica e soprattutto sociale, distacco fra politica e cittadini, Jobs act e l’immancabile Renzi. «Il primo ministro? Purtroppo è sordo e non sa ascoltare i problemi della gente», dice e continuerà a dire anche dal palco. Appena ha messo piede all’aeroporto, è stato accolto da una delegazione degli esuberi Meridiana. Anche loro vestiti di rosso: una maglietta-simbolo della protesta gli è stata subito consegnata dal capopopolo della pattuglia. Di trasporti Landini non si occupa, ma quando sente che «in questa vertenza, come in tante altre, le aziende fanno e disfano a loro piacimento regole e diritti dei lavoratori», non ha incertezze nel commento: «Capita così, dovunque ed è una deriva che dobbiamo fermare in fretta».

Il caso Sardegna. A dirla con le sue parole, «l’Italia è in ginocchio da Nord a Sud, ma nel Sud, si s a, va ancora peggio. Siamo qui per dare voce a una protesta che non è locale, ma nazionale e la risposta che ci aspettiamo dal Governo deve essere nazionale». Per continuare: «Siamo stati in Campapania, oggi in Sardegna, domani saremo da un’altra parte. Il dramma è sempre lo stesso: non c’è lavoro e non ci sono investimenti per far ripartire lo sviluppo. All’Italia, servono risposte complesse, chiare, nazionali, non scorciatoie e provvedimenti tampone per farla ripartire». La Sardegna «ha bisogno di una grande iniezione di fiducia, ma deve essere reale, non servono a nulla le illusioni. Se il Governo continua a trattare i sindacati come una fastidiosa controparte e non riusciamo neanche ad allentare i vincoli europei, non andremo da nessuna parte». Anzi, sarà sempre peggio: «Aumenterà la tensione». Anche in Sardegna.

Voto no, scioperi sì. La massiccia e preoccupante astensione alle elezioni regionali in Emilia Romagna e Calabria, per il segretario della Fiom è un allarme di cui Renzi dovrebbe tener conto e non liquidarlo con i “suoi soliti cinguettii” «Sono molto preoccupato – dice Landini –. La gente non va a votare perché non si sente più rappresentata da questo o da quello. Più che discutere se qualcuno ha vinto o se qualcuno ha perso, i politici dovrebbero riflettere sul perché il 63 per cento degli elettori ha disertato i seggi. Purtroppo – aggiunge – abbiamo avuto un’altra conferma: la politica è lontano dalla gente, mentre c’è una partecipazione agli scioperi ed è senza precedenti. A scendere in piazza non è solo la Fiom, ma anche iscritti ad altri sindacati e non iscritti. Sapete perché? Perché c’è una forte domanda di partecipazione che dovrebbe avere finalmente una risposta. Invece nulla, di nulla. Palazzo Chigi lo deve capire: senza il consenso non si cambia nulla».

Scarsa fiducia. Per Landini la crisi non è solo politica: «È sociale, è quotidiana, in tutte le famiglie». Con una novità importante: «Nonostante le difficoltà del sindacato, la gente ha ricominciato ad aver fiducia nella Fiom e nella Cgil». Qual è il motivo? «Abbiamo dimostrato un’indipendenza dalla politica e dal Governo come mai in passato ed è per questo che alle nostre manifestazioni la partecipazione cresce, mentre i seggi si svuotano».

Non un uomo solo al comando. Poi sottolinea che «il Governo «dovrebbe avere l’onestà e l’umiltà di accettare il confronto. Finché continua a rifiutarlo, la crisi peggiora». E ancora: «Come fa uno a governare le Regioni e più in generale il Paese, quando rappresenta un’assoluta minoranza degli elettori? Il Pd, nel 2010, in Emilia Romagna aveva preso quasi 1,2 milioni di voti, domenica meno di 600mila. Chi non è andato a votare, ha capito che non può essere un uomo solo a risolvere i problemi? Lo ripeto: senza il consenso non si cambia nulla».

Non scenderò in politica. «Sono sei anni che lo dico – un altro passaggio di Landini – non entrerò in politica, ma faccio e continuerò a fare politica. Mi rendo conto che c’è un vuoto, ma non sarò io a riempirlo. Lo facciano altri». Per poi ribadire il concetto: «Non mi sento la voce dell’opposizione. La mia è solo quella di un sindacalista indipendente con un solo dovere: dare risposte ai lavoratori».

Non siamo conservatori. È secca la replica a chi lo accusa di frenare il cambiamento. «Noi ci siamo sempre battuti perché i diritti venissero estesi a tutti ed evitare che, col tempo la precarietà diventasse una condizione di lavoro a vita». Gli scioperi non sono contro qualcuno, ma per ricominciare: «Abbiamo presentato delle proposte chiare. A parità di lavoro ci deve essere parità nei diritti e nel salario. Abbiamo proposto una forma di tutela del reddito più ampia, che sostituisca l’indennità di disoccupazione. Così come la cassa integrazione ordinaria e straordinaria devono valere per tutti, con un contributo a carico delle aziende. Abbiamo sollecitato una nuova legge sugli appalti, la vecchia è il vero cancro dell’Italia, insieme a una questione morale sempre più dimenticata».

No al Jobs act. Per il segretario della Fiom, «la ripresa del lavoro ci sarà se ripartiranno gli investimenti sia pubblici che privati. Il resto sono solo scorciatoie ed è una bugia che per far ripartire il Paese bisogna licenziare le persone e ridurre un po’ le tasse». Una delle peggiori scorciatoie, secondo Landini, è il Jobs act: «Sostituire il reintegro con una mancia, vuol dire cancellare i diritti e azzerare i lavoratori». Assurdo, impensabile, per l’incredibile Hulk vestito di rosso.

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