La Nuova Sardegna

Pezzi storici della miniera in cambio di voti e favori

Pezzi storici della miniera in cambio di voti e favori

I militari hanno tra le mani le telefonate tra Tuveri e alcuni intermediari «Ho dato un carrello e un’autopala di novant’anni che vale un patrimonio»

18 dicembre 2014
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CAGLIARI. C’è da oliare qualche elettore, per il voto delle comunali 2013 ad Assemini. Il candidato Francesco Pissard sollecita, è urgente: serve un carrello da miniera e un’autopala, di quelli che l’Igea conserva come beni storici. Piacciono, questi cimeli: si possono sistemare in giardino, il fascino dell’archeologia industriale in chiave domestica. Marco Tuveri lo sa, il suggerimento gli è arrivato anche dall’autorevole leader Udc Giorgio Oppi ed il 9 maggio 2013 Pissard lo chiama per chiedergli se «per quella cosa lì, chiesta con Enrico (Oppi, nipote del consigliere regionale, ndr) è tutto a posto. Tuveri risponde che si sta organizzando e che poi si metteranno d’accordo, che comunque «in settimana gliela faranno avere». Aggiunge inoltre che farà risultare l’operazione come donazione Igea. Il 13 maggio successivo Tuveri parla della questione con Agostino Tolu, servono un carrello e un’autopala. Tolu - riferisce il giudice Giuseppe Pintori nell’ordinanza, citando le intercettazioni telefoniche eseguite dai carabinieri - si mette a disposizione e dice di poter recuperare un vagone in precedenza nascosto da Attilio Usai nella miniera di Acquaresi: (Tuveri) «Ascolta Ago, ascolta Agostino, serve un vagone urgente». (Agostino) «E per dove?». (T.) «urgente, da portare ad Assemini, lo sa anche il presidente». (A.) «E da dove cazzo lo tolgo?». (T.) «Dove lo, dove lo troviamo un vago... un vago...». (A.) «eh, io lo trovo, quello che stavo preparando per il casino, per Flumini, tanto il sindaco non risponde mai». (T:) «ehee, ascolta, tanto finisce lì ora, manco lo eleggeranno». (A.) «No, no, va bene, lo facciamo a coso allora, facciamo, lo preparo». (T.) «uno, uno, senza preparare, deve arrivare entro questa settimana, è questione...». (A.) «Sì, fammi dare i dati dove, hai capito?». (T.) «ehee asco... no, mandano la macchina loro, ascolta serve quel vago.. quel carrello vagone e un’autopala che c’ha Attilio nascosta». (A.) «ehee, e quella già lo so dov’è, quella è a...». (T.)«Eh, dai, no no, lo facciamo a nome del presidente tanto, non ci sono problemi, è per...». (A.) «no no, ho detto, quella è ad Acquaresi». (T.) «è per portarla ad Assemini dai, vedi un po’ eh. Si si, mando il camioncino loro, dimmi quando è pronto che arriva il loro camioncino». (A.) «va bene, va bene».

L’operazione va avanti, i cimeli industriali rubati a Igea vengono trasferiti ad Assemini a beneficio degli elettori dell’Udc. Ma nasce un problema, perché il 20 meggio Pissard chiama Tuveri e gli riferisce che è stata consegnata l’autopala ma non il carrello promesso: «Avete fatto una figuraccia». Tuveri è amareggiato, si lamenta perché non è stato avvertito immediatamente e assicura che rimedierà. (Pissard) «Uhé Marco, una figura di merda, non gliel’ha data tuo, quel tipo eh». (Tuveri) «Che cosa non gli ha dato?». (P.) «Il carrellino». (T.) «Ma cosa vuol dire non gliel’ha dato, scusa non ho capito questo». (P.) «Dice che non aveva disposizioni di darglielo, gli ha dato quell’altra paletta ma non quello che voleva». (T.) «E perché non mi avete chiamato quand’ero lì, dai andiamo, cazzo». (P.) «Io l’ho saputo adesso, sono andato a vederlo». (T.) «Su e allora dai, allora organizza e vieni di nuovo e no, lo sai cos’è, non si sono parlati tra capi servizio, non è un problema. E ma che cazzo, ma se ti dico una cosa...». (P.) «Te lo dico perché siccome so che sei uno di parola...». (T.) «Ma stai scherzando? Ma dai, è a posto, è che uno era ad Acquaresi e uno era a Masua». (P.) «Ah ok, vabbè dai». (T.) «Ascolta, te lo organizzo io oggi dai, poi ti chiamo, tranquillo. Anzi, secondo come te lo faccio arrivare io dove ti serve dai, così non vengono neanche loro, si attrezzano solo a scaricarlo dai». (P.) «Va bene, grazie Marco».

Tuveri risolve, chiama Agostino Tolu, si offre di pagare il viaggio per Assemini, organizza per sistemare le cose. Ma il 21 maggio Pissard chiama ancora Tuveri («Marco, mi hai abbandonato?») e l’autista tuttofare gli dice che ha trovato un carrello in buone condizioni e che lo farà recapitare dal nipote Valentino. Il quale nel pomeriggio lo informa di aver prelevato il carrello destinato agli elettori di Pissard: «Uhè zio, tutto a posto, è qua».

Il 9 giugno Tuveri parla al telefono con Francesco Furia e gli riferisce dell’operazione Assemini: «Carrello ed autopala anche le ho dato, un’autopala che vale un patrimonio cazzo, un’autopala di novant’anni cavolo, dimmi tu». Furia risponde: «Cazzo, minchia, bellissimo, eh ma li stavo guardando i trenini». (Tuveri) «ma poi questa è quella che ancora entra nelle miniere da uno e venti per uno e quaranta, immaginati». (Furia) «Ah piccolina piccolina, ha novant’anni cazzo».

Dalle conversazioni emerge chiaro lo scenario che il giudice Pintori descrive nell’ordinanza: ci sono Tuveri, Zurru, c’è Oppi ma c’è anche una fitta rete di connivenze, personaggi di secondo piano che avvallano ogni esigenza del gruppo di comando, appoggiano qualsiasi richiesta ai confini della legalità, disposti a rubare pur di conservare e rafforzare il rapporto con chi mostra di poter gestire elezioni locali, posti di lavoro, cantieri senza curarsi troppo del codice penale. Il che spiega il numero complessivo degli indagati - sono 66 - che secondo i carabinieri è destinato a salire nei prossimi mesi, quando la fase-bis delle indagini sarà arrivata al capolinea.

In un’altra conversazione intercettata, Tuveri richiama all’ordine gli imprenditori edili Riccardo Putzolu e Luca Giganti perché al cantiere aperto su sollecitazione della banda Zurru a Nebida vengano assunti gli operai indicati dall’Udc: «A me serve quel lavoro per le elezioni, per assumere tre persone, se non fate quello andate a cagare tutti e due, vi sto avvisando». (m.l)

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