La Nuova Sardegna

Fanno scena muta anche l’ex presidente e la segretaria Igea

di Stefano Ambu
Fanno scena muta anche l’ex presidente e la segretaria Igea

Entrambi si avvalgono della facoltà di non rispondere Dati per imminenti altri sviluppi nell’inchiesta giudiziaria

20 dicembre 2014
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LIARI. Molto rumore per lo scandalo Igea. Ma dai primi interrogatori al palazzo di giustizia per il momento solo silenzio. Giusto una frase. «Non ho ancora capito cosa mi sta succedendo». È stato il commento di Giovanni Battista Zurru, 76 anni, l'ex presidente di Igea, al termine dell'interrogatorio davanti al gip Giuseppe Pintori. L'ex assessore regionale, difeso dagli avvocati Massimo e Mariano Delogu - come già accaduto giovedì per il sindacalista Marco Tuveri - si è avvalso della facoltà di non rispondere. I legali hanno presentato istanza di revoca per i domiciliari. E attendono la risposta nei prossimi giorni. È rimasta in silenzio davanti al gip anche Daniela Tidu, la segretaria a cui giovedì è stato notificato il provvedimento di obbligo di dimora. Agostinangelo Marras, il legale che la rappresenta, ha chiesto una revoca o una modifica della misura cautelare - eventualmente con un obbligo di firma - per consentire alla sua assistita di andare al lavoro, visto che ha il contratto in scadenza a dicembre. «Aspettiamo le decisioni – ha spiegato l’avvocato Marras – E valuteremo gli eventuali passi ulteriori».

Tutto si è concluso nel giro di meno di un'ora. Sia l'ex presidente sia la segretaria sono arrivati in tribunale alle 10.20 e gli interrogatori si sono conclusi intorno alle 11.10. La svolta dell'inchiesta Geo & Geo era arrivata mercoledì all'alba con gli arresti per l'ex presidente della società, Giovanni Battista Zurru, 76 anni, finito ai domiciliari e per l'ex sindacalista Marco Tuveri, 62 anni, in carcere a Uta. Era stato poi il provvedimento di obbligo di dimora nel comune di residenza invece alla segretaria Daniela Tidu, 40 anni. Le ipotesi di reato: peculato, turbata libertà degli incanti, truffa e voto di scambio.

Un silenzio, per il momento, legato soprattutto alla necessità di studiare con attenzione le carte dell'ordinanza. Quelle 60 pagine che dipingono uno scenario di furti, regalie e abuso di mezzi aziendali dentro il mondo Igea, società in house della Regione, controllata al 100% dall'amministrazione di viale Trento. Un'azienda che, grazie alle bonifiche, doveva preparare il terreno per il dopo-miniere nel Sulcis Iglesiente. E che la protesta di 11 giorni in galleria, la ormai celeberrima Villamarina di Monteponi, delle 37 lavoratrici aveva portato nei giorni sotto i riflettori nazionali: a visitare le dipendenti della partecipata era arrivato fra gli altri anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio. Che aveva assicurato: ci sono i soldi per continuare ad andare avanti. E così sarà, anche perché la Regione ha confermato che, stando attenta ai conti per non tornare nel baratro e con un ridimensionamento del personale con un piano di prepensionamento già predisposto, il futuro delle bonifiche c'è. Si andrà avanti, mentre l'inchiesta continuerà a scavare indietro.

Gli indagati sono tanti, ben sessantasei. E i numeri fanno capire che di lavoro per gli inquirenti ce n'è tanto. Nel mucchio anche i due scatoloni pieni di documenti amministrativi, più altro materiale definito interessante. Tutta roba prelevata mercoledì sera dalle abitazioni degli indagati e degli arrestati. Tutta roba da valutare. Magari non nei prossimi giorni, ma comunque molto presto lo scandalo Igea potrebbe riservare ulteriori sorprese. Non è finita qui, insomma.

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