La Nuova Sardegna

Zurru torna libero Gli ecologisti: «Igea? Bonificare i politici»

di Pier Giorgio Pinna
Zurru torna libero Gli ecologisti: «Igea? Bonificare i politici»

L’ex presidente lascia i domiciliari ma restano le accuse Cremone di Sardegna Pulita dai magistrati: «Ora risanare»

21 dicembre 2014
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CAGLIARI. Ritorna in libertà Giovanni Battista Zurru, 76 anni. L’ex presidente dell’Igea era da mercoledì agli arresti domiciliari. Il gip di Cagliari Giuseppe Pintori ha revocato la misura cautelare per l’ex assessore regionale, difeso dagli avvocati Mariano e Massimo Delogu. Zurru è accusato di peculato, truffa aggravata e turbativa d’asta. Nel corso dell’interrogatorio di garanzia l’ex presidente della società si era avvalso della facoltà di non rispondere, ma i suoi legali avevano chiesto la revoca dei domiciliari. Secondo loro Zurru non poteva reiterare il reato visto che non ha più cariche in Igea da maggio. Con Zurru sono finiti nei guai l’ex sindacalista e poi autista Marco Tuveri, 62 anni, arrestato, e la segretaria di Tuveri, Daniela Tidu, 40 anni, per la quale è scattato l’obbligo di dimora nella sua casa di Nebida.

Appello ambientalista. «Bonificare la classe politica prima di risanare l’ambiente». L’ecologista Angelo Cremone lancia un nuovo appello. Ed è talmente convinto di quello che considera un imperativo categorico che nei giorni scorsi è andato due volte in Procura, prima e dopo gli arresti disposti sul Caso Igea, per parlare con uno dei magistrati impegnati nelle indagini sui veleni del Sulcis.

«Ho voluto fare presente che non si può continuare a far gestire il risanamento del territorio a chi ha consentito andassero avanti metodi francamente inaccettabili, quegli stessi metodi che io in tutti questi anni ho sempre denunciato e condannato», attacca ancora, senza mezzi termini, Cremone. Ex consigliere provinciale dell’Iglesiente, oggi è da tempo uno dei dirigenti di punta dell’associazione Sardegna Pulita, attento in particolar modo ai temi dell’industria e dell’ambiente.

Lo scandalo. Il suo riferimento più immediato, naturalmente, è agli accertamenti avviati nel sudovest dell’isola dalla magistratura cagliaritana sulla società partecipata regionale incaricata di bonifiche e riconversione industriale. Di mercoledì scorso la svolta. Sessantasei indagati tra funzionari e amministratori. Tre le persone coinvolte in maniera clamorosa: l’ex presidente d’Igea Bista Zurru, accusato di peculato, truffa aggravata e turbativa d’asta in un sistema giudicato di ruberie e appalti pilotati, il suo ex autista Marco Tuveri e Daniela Tidu. Nella maxi-inchiesta è indagato anche il leader dell’Udc Giorgio Oppi, nella scorsa legislatura assessore regionale all’Ambiente.

Duri rilievi critici. Proprio su questi e altri aspetti collegati agli sviluppi in atto interviene adesso Angelo Cremone. «Una cosa è certa: più si ritardano le bonifiche più il diritto alla salute viene calpestato – tiene a puntualizzare l’ambientalista – Però in questi giorni non si può semplicemente stare a guardare quel che sta capitando. Non vorrei che dopo Mafia Capitale si dovesse parlare poi di Mafia Sulcis». «In posti dove non si possono mangiare neppure gli ortaggi e la frutta a causa dei veleni che compromettono i terreni agricoli resto tuttavia convinto che oggi la prima opera di risanamento sia quella di disinquinare la classe politica - incalza l’ecologista – Non più tardi di poche ore fa, a Manila, l’Onu ha raccomandato di smetterla con la produzione di energia dal carbone e da altre fonti nocive. Invece qui si continua a dare tranquillamente il via libera a impianti del genere dietro il solito ricatto di nuovi posti di lavoro possibili».

Il precedente. Vent’anni fa, nel 1994, Angelo Cremone era balzato alla ribalta della cronaca nazionale per un gesto assolutamente inedito: da sindacalista e consigliere comunale di Portoscuso aveva rifiutato una “donazione” di 15 milioni di lire e ottenuto l’avvio di una delle prime inchieste giudiziarie di Mani Pulite nell’isola.

Il presente. Adesso il dirigente di Sardegna Pulita rilancia con estrema forza la questione morale: «Alla magistratura – dice – chiedo di fare piena luce pure sulle modalità con le quali sono stati spesi sinora i soldi per le bonifiche, oltre che di vigilare sul nostro futuro. Non vorrei infatti che nei cinque Comuni di Gonnesa, Carbonia, San Giovanni Suergiu, Sant’Antioco e Portoscuso finisse com’è successo alla Maddalena. Dove, al porto-arsenale, anziché eliminare i veleni ne hanno aggiunto altri».

Aspettative. «Secondo me, proprio alla luce del caso Igea, dobbiamo tutti evitare che il denaro destinato al risanamento ambientale continui a venire usato in maniera sbagliata», sostiene in ultima analisi Cremone. «Ora si parla sempre di più dei seicento milioni destinati alle bonifiche del Sulcis Iglesiente, ma c’è davvero da augurarsi che non si seguano ancora certe strade percorse in passato – è la sua conclusione – Ed ecco perché è indispensabile un rinnovamento preliminare della classe politica». (r.att.)

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