La Nuova Sardegna

Igea, Tuveri rimane in carcere

L’autista di Zurru ha chiesto di andare in pensione, ma il gip conferma la misura

23 dicembre 2014
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CAGLIARI. Marco Tuveri resta in carcere: il gip Giuseppe Pintori ha respinto l’istanza presentata dagli avvocati Agostinangelo Marras e Massimo Melis per la revoca o l’attenuazione della misura cautelare firmata dallo stesso magistrato mercoledì scorso su richiesta del pm Marco Cocco, titolare dell’inchiesta sul sistema Igea con 66 indagati. Tuveri ha chiesto di andare in pensione, il che lo metterebbe nella stessa posizione del presidente Bista Zurru: fuori dall’Igea, quindi senza alcuna possibilità di continuare a saccheggiarne i beni. Ma per adesso l’addio non è stato formalizzato. Ora si attende la decisione per Daniela Tidu, la segretaria dell’ex presidente Bista Zurru e amante di Tuveri che ha l’obbligo di dimora a Nebida. Ma è molto difficile che dopo la scelta dei due indagati di fare scena muta all’esame di garanzia il giudice Pintori possa cambiare idea e smentire se stesso. Nell’ordinanza con cui ha disposto le misure, il magistrato ha messo agli atti del procedimento penale diversi punti fermi che riguardano la posizione di Tuveri e della sua amante, accuse piuttosto circostanziate, ancorate a intercettazioni telefoniche dal contenuto inequivocabile. In mancanza di elementi nuovi, che potrebbero arrivare proprio da Tuveri e dalla Tidu, il provvedimento del gip resta ad oggi la fotografia giudiziaria del sistema Igea, dove Zurru e i due stretti collaboratori vengono descritti come terminale nella società regionale delle bonifiche industriali di un gruppo di comando interamente targato Udc, con Giorgio Oppi nel ruolo di regista almeno di alcune operazioni rivolte a favorire candidati vicini al partito. Un sistema solido, con l’intraprendente ex operaio Tuveri che può contare sulla fiducia incondizionata di Zurru, a sua volta uomo di Oppi. Tuveri - come emerge dalle carte dell’inchiesta – aveva assunto la funzione di collegamento tra i vertici dell’Udc e quelli dell’Igea. I carabinieri di Iglesias hanno documentato incontri frequenti con il leader Oppi, che ispira scelte e decisioni, almeno in un caso ordina anche il trasferimento di carrellini storici e di un’autopala dal Sulcis ad Assemini per acquisire voti a favore del candidato gradito, concorrendo - questa è l’accusa - ai reati di peculato e voto di scambio ispirati dal cerchio magico di Oppi e commessi - secondo le accuse del pm Cocco - anche da una rete estesa di personaggi conniventi.

Per chiudere il quadro dell’indagine mancano gli atti che vanno dall’agosto 2013 - quando il gip dispose le perquisizioni negli uffici Igea - ad oggi, per quanto i carabinieri abbiano accertato che l’azione giudiziaria abbia provocato soltanto una breve sospensione del saccheggio: appena due mesi dopo Tuveri avrebbe fra l’altro ripreso a distribuire carburante aziendale alle amanti e ai parenti. (m.l)

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