La Nuova Sardegna

Sull’altra vettura c’era il padre di Frigeri

Sull’altra vettura c’era il padre di Frigeri

Il figlio Angelo è in carcere a Bancali con l’accusa di avere ucciso la famiglia Azzena a maggio a Tempio

28 dicembre 2014
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TEMPIO. Uno dei tre feriti del terrificante incidente della Contra, sulla Tempio–Sassari, è Giorgio Frigeri, un artigiano di sessantadue anni che il destino ha duramente colpito in questo 2014, annus horribilis per il tappezziere tempiese. L’uomo è il padre di Angelo, il trendatudenne finito in carcere nel maggio scorso per il triplice omicidio di Tempio. Il giovane è accusato d’aver ucciso, in un appartamento poco distante da Piazza Gallura, i commercianti Giovanni Azzena, 50 anni, la moglie Giulia Zanzani di 46 anni e il loro unico figlio, Pietro di 12 anni. Per la comunità tempiese e per l’intera isola quella assurda strage fu uno sconvolgente avvenimento del quale si parla ancora con orrore e dispiacere. Angelo Frigeri era conosciuto in città e veniva descritto come un ragazzo allegro e di spirito. Forse insofferente al lavoro in tappezzeria, aveva preferito fare lavori saltuari, dal barista all’idraulico, benzinaio ed infine anche antennista. Fra le persone più colpite dalla triplice azione di follia vi era Giorgio Frigeri, titolare della storica tappezzeria in piazza Nicola Spano, a poche decine di metri dalla casa del delitto. Lavoratore instancabile, stimato in città, Giorgio, vedovo da 6 anni, un uomo riservato ma sempre gentile con tutti, si sentì crollare il mondo addosso quando gli inquirenti gli comunicarono l’orrenda notizia. «Sono sconvolto quanto lo è mio figlio», dichiarò ai giornalisti, con la voce rotta dal pianto nella sua bottega di piazza Nicola Spano, subito dopo avere incontrato il figlio «per pochi minuti» dopo l’arresto, come lui stesso raccontò. Il 21 maggio, quattro giorni dopo il delitto, mentre le salme dei tre uccisi ricevevano l’omaggio di migliaia di persone nella chiesa del Rosario trasformata in camera ardente, Giorgio chiese al parroco don Antonio Tamponi, tra le lacrime, di portare le sue condoglianze a zia Pasqualina, madre di Giovanni, suocera di Giulia e nonna del piccolo Pietro. A rivelarlo l’indomani, durante i funerali, fu il sacerdote della cattedrale di Tempio. Da quel giorno, e con tanta dignità, Giorgio Frigeri si è chiuso nel suo immenso dolore seguendo però da vicino, assieme alla figlia più piccola, ogni attimo della pesantissima vicenda giudiziaria del figlio, ristretto ancora oggi nel carcere di Bancali a Sassari. Ieri pomeriggio Giorgio tornava da Sassari, ma non era stato dal figlio come, subito dopo l’incidente, la gente banalmente ipotizzava e raccontava. Giorgio, che aveva continuato a lavorare nella tappezzeria ereditata dal padre, era andato a Sassari semplicemente per questioni commerciali. Su di lui, uomo forte dal carattere indomito, ieri si è nuovamente abbattuta una nuova grande disgrazia. La fatalità e il destino crudele ha voluto, a distanza di pochi mesi dal terribile fatto di sangue, metterlo nuovamente alla prova, in prima persona. Questa volta però, la lotta è ancora più dura e tutti sperano che Giorgio, lavoratore e padre coraggioso, riesca davvero a superare l’ulteriore prova. (a.m.)

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