La Nuova Sardegna

L’ULTIMO STUDIO

Cronista coraggioso riscoperto grazie a una ricerca storica mirata

Cronista coraggioso riscoperto grazie a una ricerca storica mirata

30 dicembre 2014
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Questa è storia di un tempo lontano: la morte di un giornalista sassarese della "Nuova" nella Grande guerra, un secolo fa, in una delle prime battaglie nella Francia nord-orientale. Ernesto Butta, così si chiamava il cronista, fu ucciso sul colpo da un proiettile sparato dai tedeschi. Si era arruolato volontario tra i garibaldini prima ancora che l'Italia entrasse in guerra. Alle spalle, un passato di contestazioni della monarchia: schedato dalla polizia come sovversivo, in quel periodo viveva in esilio a Parigi. C'era arrivato dopo una serie di sanguinosi duelli e inchieste giudiziarie per diffamazione a mezzo stampa. Un'esistenza avventurosa, la sua, ma per decenni finita nel silenzio post bellico.

La figura di Butta ora è stata riscoperta grazie a una ricerca sui redattori italiani caduti nella prima guerra mondiale. Nel conflitto morirono altri tre giornalisti sardi che oggi sono tuttavia conosciuti e ricordati più per l'attività politica, sindacale e letteraria: il nuorese Attilio Deffenu, il sassarese Annunzio (“Nunzio”) Cervi e il cagliaritano Salvatore De Rosa.

Il dossier elaborato sin qui vede in prima fila nella raccolta di notizie diversi enti e istituzioni, tra i quali un gruppo scientifico della Sapienza di Roma guidato dal docente Luciano Zani . Uno degli studiosi più impegnati sul campo è stato comunque l'ex redattore di punta del "Corriere della Sera" e della "Stampa" Pierluigi Roesler Franz, presidente del gruppo giornalisti pensionati nell'Associazione stampa romanae. «Conduco questa ricerca da 3 anni e mezzo e ho già raccolto parecchio materiale, ma spero adesso di trovare nuovi elementi per raccontare meglio la vita di Butta, che mi pare ricca di spunti di estremo interesse», ha spiegato qualche giorno fa Franz, ancora citato come esempio nella categoria per le puntuali, dettagliatissime, ricostruzioni che hanno contrassegnato il suo lavoro nei due quotidiani nazionali. Oggi, attraverso un'indagine negli archivi della "Nuova" è stato possibile raccogliere nuovi elementi che permettono di colmare una lacuna. Per troppo tempo di Butta non si era parlato più. Ma ora che l'8 gennaio 2015 ricorrerà il centenario della morte è sembrato il momento più giusto per ricordare "le lieutenant BUTTA, du 4ème Régiment de Marche du 1er Etranger", come si legge testualmente nella lapide eretta in sua memoria nel cimitero di Bligny. (pgp)

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