La Nuova Sardegna

L’infermiere sassarese è guarito dall’Ebola

L’infermiere sassarese è guarito dall’Ebola

Verrà dimesso oggi dopo 28 giorni di ricovero all’istituto Spallanzani di Roma Pili: gli errori della Asl nella gestione del protocollo, ecco le prove

10 giugno 2015
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SASSARI. Dopo 28 giorni di ricovero all'Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani di Roma, l'infermiere sardo di Emergency infettato in Sierra Leone dal virus Ebola è guarito e verrà dimesso oggi.

Per lui sono stati utilizzati farmaci sperimentali e applicati protocolli di isolamento. Questa mattina, a mezzogiorno, si terrà una conferenza stampa nel centro multimediale dell’Istituto Spallanzani, in occasione della quale verranno illustrate le terapie seguite e i risultati raggiunti in ambito scientifico.

Il cooperante è arrivato a Roma da Freetown lo scorso 7 maggio passando per Casablanca, in Marocco. Ai primi segni di febbre, si era “autoisolato” fino alla conferma della positività al virus, una cautela che ha abbassato notevolmente il potenziale rischio di contagio. Subito dopo il trasferimento, con un viaggio prima da Sassari all'aeroporto di Alghero in ambulanza, poi con un C-130 dell'Aeronautica militare da Alghero a Pratica di Mare e quindi in ambulanza dallo scalo allo Spallanzani, sempre isolato in una barella ad alto biocontenimento. Ma nella prima fase di gestione a Sassari pare che il protocollo di sicurezza non sia stato rispettato in tutte le sue prescrizioni.

E infatti il procuratore capo reggente Paolo Piras ha delegato una serie di accertamenti ai carabinieri del Nas per verificare la correttezza delle procedure adottate all’ospedale civile di Sassari nell’affrontare la situazione d’emergenza.

Il parlamentare Mauro Pili aveva denunciato delle falle gravissime nel protocollo, sostenendo che il sangue infetto dell’infermiere fosse arrivato al laboratorio di analisi, all’interno del Palazzo Rosa della Asl, come un qualsiasi campione di plasma, e così sarebbestato trattato, senza cioè le adeguate precauzioni e presidi medici.

«L’interesse dell’assessorato regionale e dell’Asl è naturalmente quello di far passare sotto silenzio questi errori – attacca Mauro Pili – ma io non mi ero inventato nulla e infatti ci sono le prove, nero su bianco, della totale violazione delle norme di sicurezza».

Il deputato mostra un documento dell’inchiesta interna avviata dall’Asl 1. È una richiesta di chiarimenti su una precedente dichiarazione fatta dal direttore sanitario Maria Serena Zedda, che in una nota scritta affermava testualmente: «Il Laboratorio di analisi del presidio ospedaliero di Sassari, individuato come riferimento per gli esami indifferibili, non ha mai adottato procedure operative per nessun tipo di campione da utilizzare, non ha altresì procedure per l’accettazione dei prelievi».

Secondo Pili la prova che a Sassari non è stato seguito alcun protocollo sta proprio in quelle quattro righe. «Inoltre è stato fatto passare come un eccesso di zelo la misura precauzionale adottata per tutte le persone che sono venute a contatto con il paziente infetto – prosegue Pili – ma 19 soggetti in autoisolamento non possono essere solo una piccola cautela in più. Ricordo che l’Asl non aveva ancora in dotazione tutti i presidi medici idonei a gestire il virus Ebola. E che dire della bonifica dell’appartamento dell’infermiere, con gli inquilini del palazzo imbufaliti per essere stati tenuti all’oscuro di eventuali pericoli». (lu.so.)

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