La Nuova Sardegna

Poligoni, rispunta il rischio radioattività

di Pier Giorgio Pinna
Poligoni, rispunta il rischio radioattività

I componenti civili del Comitato paritetico: no a un protocollo limitato. Soddisfatti i due ministri, critiche dell’Irs

20 giugno 2015
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SASSARI. Sta suscitando reazioni negative e solo qualche commento positivo l’intesa sulla sicurezza ambientale nelle aree militari italiane. Almeno nell’isola. Anche perché dal documento ufficiale appena siglato dai ministri Roberta Poletti e Gian Luca Galletti riemergono potenziali pericoli radioattività legati a war games .

Le posizioni in campo. L’assessorato regionale guidato da Donatella Spano vede passi avanti. Ma solleva l’esigenza che diversi punti siano approfonditi nelle trattative dirette fra presidente della giunta e vertici della Difesa. Protesta, poi, Gianni Aramu, componente “civile” del Comitato paritetico misto per le servitù militari: «Gli accordi tra due ministeri non bastano: occorre che di ogni aspetto sia informata la Regione». «E poi – incalza il “veterano” del Comipa – com’è possibile che per anni sia stata negata qualsiasi produzione di sostanze radioattive e oggi invece si scopra che se ne parla diffusamente in due punti su sei del nuovo protocollo? E nonostante si faccia riferimento a rischi potenziali estesi all’intero territorio nazionale, perché in Sardegna non siamo stati informati prima?».

Gli indipendentisti. Critici i dirigenti dell’Irs, che definiscono il protocollo penalizzante per l’isola: «La premessa fatta per sottolineare come il principio "chi inquina paga" non si applichi a questioni militari o di sicurezza internazionale prevede una logica autoassolutoria nella quale rientrano in pieno i poligoni sardi».

Soddisfazione istituzionale. Per il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti invece «la collaborazione con la Difesa è strategica». «Una cooperazione essenziale – aggiunge – per risolvere una problematiche sempre più pressanti. Tutta l’attività che è monitorata da questo protocollo inerisce con l’addestramento. E credo che ciò sia molto importante per dare più trasparenza e più sicurezza». Roberta Pinotti (Difesa) conferma l’attenzione verso la sensibilità dell’opinione pubblica nei confronti del tema esercitazioni-poligoni. E aggiunge: «Vogliamo in modo preventivo, puntuale, sistematico fare in modo che il ministero dell’Ambiente possa aiutarci a verificare che tutto sia nella norma. E che quindi la salute dei cittadini venga perfettamente preservata da quella che però è un’attività necessaria per le forze armate e per il Paese».

Le indagini e i processi. Ma gli indipendentisti replicano: «È evidente come questo protocollo abbia ripercussioni sull'inchiesta della Procura di Lanusei su Quirra e sulla quantificazione dei danni ambientali, economici, sanitari di decenni di esercitazioni». «Lo Stato italiano – incalzano – avoca a sé il diritto di essere l'unica istituzione atta a valutare la situazione presente nei poligoni sardi, sia in termini procedurali che quantitativi». Richiamano le scelte fatte dal consiglio regionale e chiedono «un intervento deciso di Pigliaru in linea con quanto scritto dell'ordine del giorno del 17 giugno 2014: chi ha inquinato, che siano industrie o militari, deve pagare».

Ultimatum. E Aramu rincara la dose: «Come Regione dovevano coinvolgerci visto che il 65% delle ser vitù e i poligoni sono in Sardegna: i Comitati paritetici naturalmente esistono anche per questo».

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