La Nuova Sardegna

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Da Franco Minieri a Rossella Urru

Da Franco Minieri a Rossella Urru

I casi di operai e volontari finiti prigionieri in Africa e Medio Oriente

22 luglio 2015
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SASSARI. Lungo l’elenco dei sardi rapiti in Africa e Medio Oriente negli ultimi anni. Oltre a Marcello Sarritzu, tecnico di Villaputzu nel 1998 rimasto bloccato in Libia per oltre 12 mesi assieme alla moglie dalle autorità di Tripoli, senza soldi e senza lavoro, c’è un altro precedente che risale addirittura a 25 anni fa. Nel 1990, all’epoca della prima Guerra del golfo contro Saddam Hussein, decine d’italiani erano stati rapiti e tenuti in ostaggio dal regime del dittatore iracheno come scudi umani. Tra loro, Franco Minieri, specialista della Snam. Partito da Porto Torres, dove aveva svolto sino ad allora la gran parte del suo lavoro nell’area industriale, il tecnico aveva riottenuto la libertà assieme a quasi tutti gli occidentali prelevati dai loro alberghi o dai centri di residenza al termine di una estenuante trattativa con negoziatori internazionali.

Nel 2011 è stata Rossella Urru, giovane cooperante di Samugheo, a essere trattenuta contro la sua volontà in Africa da un commando di predoni. Incubo finito solo nel luglio del 2012. Rapita nel sud dell’Algeria in ottobre, quando per il Comitato internazionale per lo sviluppo dei popoli svolgeva il suo lavoro a favore delle popolazioni saharawi, aveva trascorso la prigionia in zone desertiche, sino allo spostamento finale in una località del Mali. Solo in seguito era stata rilasciata e affidata ad alcuni mediatori prima di poter fare definitivamente rientro in Sardegna. Dirà nel marzo 2014, a Mamoiada, ricevendo il premio di Mamuthone e Issohadore ad honorem: «Ho temuto di non tornare, ma giudicavo inutile pensarci, perché non serviva a nulla, e allora mi ripromettevo di tenere duro e pensavo a non arrendermi: sono stata ostaggio di un conflitto non dichiarato».

Alla guerra civile tra sostenitori e nemici del colonnello Gheddafi, in Libia, a fine febbraio 2011 era invece riuscito a sfuggire un altro tecnico di Porto Torres, Gilberto Pirino, dipendente della Tecnoimpianti di Brescia. Era da due anni a Misurata, dove costruiva con altri italiani un’acciaieria. Nelle stesse circostanze era riuscito a mettersi in salvo anche un alro sardo: il geometra di Quartu, Filippo Priola, della Bonatti Engineering. Gli ex ostaggi sardi sono tutti vivi, solo Franco Minieri è morto qualche tempo fa e il suo coraggio è stato di recente ricordato.

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