La Nuova Sardegna

Moby Dick è tornato capodoglio albino avvistato a Caprera

di Walkiria Baldinelli
Moby Dick è tornato capodoglio albino avvistato a Caprera

Potrebbe essere lo stesso fotografato nel 2006 a Tavolara Oltre 600 mammiferi marini censiti negli ultimi cinque anni

06 agosto 2015
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CAPRERA. Imponente come Moby Dick del famoso romanzo di Melville. Il raro capodoglio bianco avvistato nel Canyon di Caprera, nel santuario Pelagos, si è presentato in tutto il suo splendore ai turisti durante un’escursione di whale watching, a bordo di un'imbarcazione dell’Orso diving di Corrado Azzali, l’azienda di Poltu Quatu specializzata nelle uscite in mare che danno la possibilità di avvistare i cetacei.

Un altro capodoglio albino, mai avvistato prima del 2006 nel Mediterraneo era stato fotografato nove anni fa al largo di Tavolara. Un caso che si credeva unico. Ma Moby Dick è riapparso. Si è mostrato per un quarto d’ora nella sua livrea color panna, consentendo agli operatori di raccogliere dati utili alla ricerca scientifica. «Raccolti i dati fotografici, di avvistamento e comportamento di Moby Dick nel Canyon di Caprera le immagini verranno ora confrontate con quelle del capodoglio albino avvistato nel 2006 al largo di Tavolara – dichiara Luca Bittau –. Vogliamo capire se si tratta dello stesso esemplare oppure se nel Mediterraneo vive un secondo Moby Dick».

Dal 2010 l’Orso Diving supporta gli studiosi del gruppo Dipnet, guidato dai ricercatori Renata Manconi e Luca Bittau. Per il quinto anno continuano a monitorare e a studiare balenottere, capodogli e delfini del Canyon di Caprera, un’area sul limite del Santuario Pelagos, che conta fra i partner anche il Comune di Arzachena. Le collaborazioni attivate dal dipartimento per lo studio del capodoglio hanno già consentito lo scambio e la messa in rete di numerosi dati, con la partecipazione di altri istituti di ricerca sui cetacei nel Mediterraneo.

Per divulgare al grande pubblico le biodiversità e le criticità degli habitat marini il Dipnet ha supportato di recente la fondazione di “Sea me Sardinia”, la onlus della Maddalena che riunisce ricercatori, appassionati e volontari con un unico obiettivo: salvaguardare i cetacei del Mediterraneo.

Tra le finalità anche la promozione di forme di eco-turismo, come il whale watching. Un tipo di turismo sostenibile alternativo a quello balneare costiero che, se praticato con le giuste precauzioni e codici di condotta, consente nuovi sbocchi occupazionali e attività di sensibilizzazione e di educazione ambientale.

I mari al largo della Sardegna nord-orientale si confermano ricchi di vita e con diversità rilevanti di specie. Sono oltre 600 gli avvistamenti dei cetacei registrati in cinque anni dal dipartimento di Scienze della natura e del territorio dell’università di Sassari, a bordo delle imbarcazioni dell’Orso diving.

Oltre a questo capodoglio non sono mancati altri avvistamenti rari: nel 2012 nella stessa area fu incontrato e fotografato l’unico mesoplodonte di Sowerby, che si muoveva libero assieme a un gruppo di altri delfini nel Mediterraneo. Nel 2013 fu osservata la nascita di un cucciolo di stenella e anche un gruppo familiare di capodogli con femmine, giovani e cuccioli.

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