Quintali di sabbia rubata, nei guai decine di turisti
Da Is Aruttas a Goloritzé: aumentano nell’aeroporto di Elmas i casi di passeggeri bloccati mentre cercano di imbarcarsi portandosi via un pezzo di Sardegna
ORISTANO. È il souvenir preferito, il più affascinante, il più economico. Ecco perché ogni anno dai litorali sardi spariscono decine di quintali di sabbia, conchiglie e sassolini. Resistere al richiamo, che arrivi dal quarzo bianco di Is Aruttas o dai sassi di Goloritzè, è un sacrificio per pochi, nonostante l’asporto sia vietato e i trasgressori rischino una denuncia e pesanti sanzioni. Le spiagge della Sardegna sono come le clessidre, il tempo passa e la sabbia diminuisce. Tra chi prova a rallentare il conto alla rovescia ci sono gli addetti alla sicurezza di Elmas. L’ultimo (e a volte anche l’unico) ostacolo prima che la sabbia prenda il volo è il controllo ai raggi X sul bagaglio a mano dei passeggeri: «Salvo casi sensazionali, esaminiamo solo quello che finisce in cabina», spiega uno degli addetti. Che aggiunge: «Requisiamo le bottigliette di plastica piene di sabbia: sono considerate corpi contundenti e non possono volare. L’asporto è vietato dal codice della navigazione ma solo le guardie forestali possono fare i sequestri»
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Due o tre tonnellate ogni anno, solo a Elmas. I turisti portano via qualsiasi cosa, o perlomeno ci provano. E lo fanno nei modi più assurdi. Nella classifica dei furti più maldestri spicca il passeggero che pretendeva di imbarcare in aereo il bastone di un ombrellone pieno di sabbia e conchiglie. Ma il vero colpo di genio è venuto al turista che aveva chiuso in valigia 45 chili di granito rubati a Villasimius. I furti infatti non hanno limitazioni geografiche. Quest’anno è stata intercettata sabbia di Chia, Costa Rei, Villasimius, Mariolu e Goloritzè. La preferita, però, è quella di Is Aruttas. Dall’inizio dell’estate è stato sequestrato un quintale e mezzo di bianchissimo quarzo fossile. L’anno scorso ne erano stati bloccati due quintali, l’anno prima tre.
I “chicchi” della spiaggia di Is Aruttas sono i favoriti: «Ogni giorno scoviamo bottigliette con sabbia del Sinis. È quella più rubata», spiega ancora il controllore, «forse perché molti non sanno che non possono prenderla. C’è anche chi prova a fare il finto tonto ma altri, la maggioranza, sono in buona fede,davvero all’oscuro dei divieti». I cartelli di divieto infatti mancano in molte spiagge, anche nel Sinis.
Chi comunque immagina una task force impegnata nel trasporto della sabbia dall’aeroporto alle spiagge sbaglia di grosso. A riportarla a casa sono gli stessi addetti alla sicurezza, con mezzi privati e nel tempo libero: «Ci organizziamo come possiamo – dicono – A volte è la scusa per una giornata di mare, altre è proprio un viaggio organizzato con lo scopo di restituire la sabbia. Lo facciamo volentieri ma se la Regione ci desse una mano, magari comunicando i pericoli che si corrono a rubare conchiglie e sabbia sarebbe tutto più facile». E le sabbie sarde non rischierebbero di essere trasportare in giro per il mondo. (c.z.)