La Nuova Sardegna

«La scuola pubblica è finita»

di Stefano Ambu
«La scuola pubblica è finita»

Centocinquanta precari hanno manifestato contro i trasferimenti

28 agosto 2015
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CAGLIARI. Avevano bocciato la Buona scuola tanto tempo fa. E, ora che è partito il countdown per le prime applicazioni pratiche della riforma Renzi, sono ancora più convinti. Il manifesto-lavagna appoggiato ieri contro un albero di piazza Galilei riassume il senso della protesta. Eloquente la scritta in bella calligrafia su sfondo nero: «La scuola pubblica è finita, grazie Renzi e Giannini». Quasi il titolo della manifestazione di ieri pomeriggio davanti all'Ufficio scolastico regionale: un'iniziativa indetta dai sindacati Cgil, Cisl, Uil, Snals, Gilda e Cobas. Al sit in hanno partecipato circa centocinquanta persone. Presenti anche professori e maestri del comitato Valigie del 10 agosto. Sono i docenti che stanno chiedendo, con appelli alla Regione e messaggi in bottiglia al ministro della Pubblica Istruzione Stefania Giannini, di bloccare il loro trasferimento in massa con inevitabile distacco da case e famiglie. Non solo questione emigrazione forzata.

Tra i motivi che hanno portato in piazza le sei sigle sindacali anche il problema delle immissione in ruolo e delle supplenze degli Ata: una realtà- si legge in uno dei volantini distribuito durante il sit in- «ignorata volutamente dalla legge di riforma».

La protesta: «Bisogna aggiornare l'organico di fatto- ha spiegato Tiziana Sanna, Cgil- perché con l'organico di diritto si rischia di non riuscire ad aprire qualche scuola».

Battaglia quindi per le immissioni in ruolo. «La nostra azione- spiega la Cgil- sarà finalizzata al superamento della legge di stabilità. Evidenzieremo con forza nelle sedi politiche e istituzionali la non sostituibilità della professionalità Ata nelle scuole».

Una delegazione è stata ricevuta negli uffici dell'Ufficio scolastico regionale. In generale tiene banco la preoccupazione numero uno in questi giorni per gli insegnanti: la paura di essere costretti a partire. «Quasi il 50 per cento- spiegano i sindacati- dei docenti precari sardi che potevano farlo non hanno presentato la domanda di partecipazione al piano straordinario previsto dal governo. La prospettiva di una emigrazione forzata, rinunciando a famiglia, casa è un progetto di vita da tempo iniziato, hanno convinto tante e tanti docenti precari a non presentare domanda, col rischio di un futuro di precarietà e disoccupazione». Una settimana calda per le proteste contro la Buona scuola: sabato sono previsti gli "Stati generali della scuola sarda" promossi dal deputato di Unidos Mauro Pili.

Mentre continuano senza sosta anche le iniziative degli insegnanti con i trolley : il comitato Valigie del 10 agosto nei giorni scorsi ha chiesto aiuto e conforto anche al Papa.

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