La Nuova Sardegna

Consiglio di Stato, la sentenza: nessun cartello tra le compagnie

di Luca Rojch
Consiglio di Stato, la sentenza: nessun cartello tra le compagnie

Un po’ a sorpresa viene confermato il giudizio del Tar che assolveva Moby, Snav, Gnv e Marinvest Gli armatori erano stati accusati dall’Antitrust di un rincaro del 65% del costo dei biglietti e multati

08 settembre 2015
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SASSARI. Il caro biglietti non esiste. Lo sentenzia il Consiglio di Stato. La decisione dei giudici sconfessa l’Agenzia garante della concorrenza e del mercato. Le sorelle dei mari non si misero d’accordo per alzare i costi dei biglietti dei traghetti. Il tribunale non ha dubbi e assolve le compagnie di navigazione. L’Antitrust nel 2013 aveva multato per un totale di 8 milioni di euro Moby, Snav, Gnv e Marinvest, la holding che ha la maggioranza azionaria di Snav e Msc crociere, e ha il controllo di Gnv.

L’accusa era di avere in accordo sollevato il prezzo dei biglietti dal 40 all’80 per cento. Ma le compagnie si erano appellate al Tar, che aveva dato loro ragione. Il ricorso da parte della Regione al Consiglio di Stato ha confermato la sentenza del Tar. Nessun cartello.

Potenza della coincidenza. Era l’estate del 2011 e all’improvviso i biglietti di tutte le compagnie di navigazione alzarono il costo dei biglietti del 65 per cento. «Colpa del caro petrolio che ha fatto lievitare alle stelle il costo del carburante» dissero. La risposta fotocopia e la scelta di marketing identica, oltre alla segnalazione arrivata dalla Regione, insospettirono l’Autorità garante della concorrenza e del mercato. L’indagine fu rapida e implacabile. La multa pesantissima, oltre 8 milioni di euro, a Moby 5,4 milioni, a Gnv 2,3 milioni e 230mila a Snav. Tutte finite sul banco degli imputati.

La flotta sarda. A presentare il ricorso era stata la giunta di centrodestra guidata da Ugo Cappellacci. Per contrastare il monopolio dei mari e tentare di calmierare i prezzi era stata varata anche la Flotta sarda. Ma l’avventura marinaresca della Regione ha aperto una voragine nelle casse della Saremar, ripianati con soldi della Regione. Oltre 10 milioni di euro. Procedura contestata dall’Ue. E proprio dal caos tra le norme comunitarie si è arrivati al concordato fallimentare per la Saremar per i debiti accumulati con l’operazione Flotta sarda.

La sentenza. A dare notizia della sentenza è la Gnv. «Il Consiglio di Stato ha convalidato l'infondatezza dell’accusa di accordo sulla definizione delle tariffe alle linee verso la Sardegna, rivolta dall'Agcm a Gnv e ad altre compagnie di navigazione – dice l’amministratore delegato di Gnv Roberto Martinoli –. Il Consiglio di Stato ci ha dato del tutto ragione. Le accuse che ci erano state mosse di avere creato un cartello sono infondate. Siamo stati completamente scagionati e questa è una grande soddisfazione. La sentenza chiude una vicenda che ci ha visti accusati in modo ingiusto di aver adottato comportamenti illeciti. La nostra compagnia ha sempre agito e continua ad agire secondo criteri di assoluta trasparenza e con la massima indipendenza nella scelta della propria politica commerciale e tariffaria».

La tesi. L’Antitrust aveva messo insieme un dossier corposo in cui sosteneva che esistevano contatti tra le compagnie. Nella seconda metà del 2010 Moby, Gnv e Snav facevano parte della Cin, la società che voleva comprare la Tirrenia. Secondo la tesi dell'Autorità in questa fase sarebbero avvenuti i contatti. La riprova sarebbe nel fatto che dal 2006 al 2009 le tariffe erano sempre calate. Nel 2010 il primo rincaro, nel 2011 il boom. «Nel caso di Gnv, un documento che contiene una panoramica del business plan - riporta il dossier - individua in 60-90% la forbice degli aumenti praticati sulle rotte sarde. E evidenzia la previsione di una contrazione dei volumi del 20%. Anche un documento di Moby del febbraio 2011 mostra che la tariffa Best Offer praticata nel 2011 era aumentata da un minimo del 125% fino a un massimo del 177% rispetto al 2010». L’Antitrust metteva in evidenza un altro aspetto. Nel 2011 i passeggeri erano crollati, gli utili cresciuti. Ipotesi che non hanno convinto i giudici. E in fondo il rischio cartello sembra non esistere più dopo che la balena blu di Moby ha fatto un solo boccone della Tirrenia.

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