La Nuova Sardegna

«Mostre spettacolo e ricerca autentica»

di Costantino Cossu
«Mostre spettacolo e ricerca autentica»

Igino Panzino ritorna sui caravaggeschi a Sassari e allarga il discorso alla gestione delle politiche culturali

08 settembre 2015
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SASSARI. Igino Panzino torna sulla mostra dei caravaggeschi ospitata a Palazzo Ducale. E lo fa allargando il campo della riflessione ad alcuni nodi di politica culturale. Un inizio di dibattito al quale, nei prossimi giorni, seguiranno altri interventi, a partire da quello del direttore dell’Accademia di Belle Arti, Antonio Bisaccia.

Sgarbi dice che lei mette in dubbio il valore dell'allestimento e l’autenticità di alcune delle opere esposte…

«Non ho mai voluto mettere in dubbio l'autenticità o il valore, anche se non del tutto omogeneo, dei quadri esposti. Ho semplicemente voluto dire che per fare una bella mostra non è sufficiente mettere su una raccolta di bei quadri; se bastasse questo, sarebbe più facile allora aprire al pubblico i magazzini dei nostri musei, che sono appunto degli accumuli acritici di bellissime opere, risparmiando di molto sull'organizzazione di eventi espositivi vari. Soprattutto una mostra storica acquista significato principalmente se contribuisce allo sviluppo della lettura critica del momento esaminato, un progetto espositivo così vincolante non può ridursi a una generica dichiarazione d'intenti divulgativi. Consideravo, inoltre, come sia difficile esaminare, soltanto attraverso una mostra, la complessità e la portata di un fenomeno storico, come quello in oggetto, che arriva a illuminare, con la sua luce particolare, anche i nostri tempi».

Ci riuscì, nel lontano 1951, con una celebre mostra che si tenne al Palazzo Reale di Milano, Roberto Longhi…

«Sì, quella mostra aveva lo stesso titolo che Sgarbi ha dato alla mostra sassarese: “Caravaggio e i caravaggeschi”. Solo che Longhi per allestirla impiegò un po' più di tempo: ci lavorò quasi due anni».

Sgarbi parla di critiche verso di lui mosse dall'odio…

«Vorrei rassicurarlo dichiarando pubblicamente che il sottoscritto non lo odia per niente; non arrivo a dire che lo amo, ma sono disposto ad ammettere che talvolta, soprattutto quando riesce a smettere i panni del rissoso personaggio televisivo mi riesce anche simpatico».

E sui rilievi che le sono stati mossi dal sindaco Nicola Sanna?

«Per quanto riguarda ciò che ha detto il nostro sindaco, che rimane persona stimabile, con tutti i miei limiti so bene anch'io che il Musa non rientra nelle disponibilità del nostro Comune. Nulla però impedirebbe ai nostri amministratori, quando dovessero ricevere proposte che ritengono interessanti, di girarle agli enti più idonei, senza causare perdite culturali alla città. Questo soprattutto quando si è convinti della bontà delle iniziative e si ha, come ha candidamente confessato il nostro primo cittadino, consapevolezza del fatto che il Comune, allo stato attuale, non possiede strutture espositive adeguate».

Altro tema di discussione è il contratto stipulato dal Comune con l'Accademia di Belle Arti.

«Su questo sarebbe necessario aprire un capitolo a parte. Diversi sono, infatti, gli interrogativi che si pongono. Per esempio, siamo sicuri che la catalogazione e la conservazione dei beni culturali siano compiti che rientrano nelle mansioni dell’Accademia? Non esistono forse altre istituzioni preposte a queste specifiche funzioni? Possiamo, di questi tempi, permetterci inutili sprechi? Per quanto riguarda poi le mostre dedicate a Tavolara, non ho mai avuto niente da ridire in merito. Per concludere, in attesa del bilancio finale della mostra sui caravaggeschi, darei un piccolo suggerimento: non si potrebbe adottare, anche per le manifestazioni culturali, lo stesso sistema che si usa nella realizzazione di opere pubbliche, quello cioè di esporre un cartello che contenga tutte le informazioni relative a enti promotori, finanziamenti, responsabilità amministrative e quant'altro? Un segnale di trasparenza che potrebbe essere molto utile».

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