La Nuova Sardegna

Carbosulcis, nei guai anche tre funzionari

Carbosulcis, nei guai anche tre funzionari

Maxi buste paga, si allunga l’elenco degli indagati per truffa allo Stato: da Cuccu ad Angotzi e Ibba

12 settembre 2015
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NURAXI FIGUS. Non solo i tre sindacalisti. Ci sono anche altri tre funzionari della Carbosulcis nel registro degli indagati a seguito dell'inchiesta per truffa ai danni dello Stato legata alle presunte maxi buste paga. Stipendi gonfiati, secondo il pm di Cagliari Marco Cocco, col riconoscimento di rimborsi e indennizzi non dovuti, come quelli riferiti alla discesa nelle miniere estesi anche a chi lavorava negli uffici del polo di Nuraxi Figus. Tra gli indagati spiccano l'ex responsabile del personale Antonio Cuccu e gli amministrativi Paolo Angotzi e Rita Ibba. Da subito, invece, era emersa l'iscrizione nel registro degli indagati degli allora sindacalisti Giancarlo Sau (Cgil), Luigi Marotto (Cisl) e Stefano Meletti (al tempo nella Uil, poi uscito dal sindacato), difesi dagli avvocati Roberto Frongia e Annamaria Busia. Meletti, in particolare, era salito alla ribalta delle cronache con un gesto eclatante durante le proteste del 2012 nei cunicoli della miniera: in diretta Tv aveva tentato di tagliarsi le vene dei polsi. Secondo l'ipotesi investigativa i tre avrebbero percepito stipendi superiori alle mansioni realmente ricoperte in azienda.

La Carbosulcis è una delle partecipate al 100 per cento dalla Regione e oggi conta 310 dipendenti. La società di gestione da anni chiude i suoi bilanci in rosso, dopo aver percepito finanziamenti per oltre 400 milioni di euro dal 1998 al 2010. Cifre esorbitanti che per due volte hanno fatto finire la miniera del Sulcis nel mirino dell’Unione Europea che contestava infrazioni in materia di aiuti di Stato. E proprio per scongiurare il peggio, come la richiesta di restituzione degli indennizzi, che è stato studiato e in qualche modo avviato il piano di chiusura del sito il quale fino al 2018 dovrebbe continuare ad estrarre mentre ha tempo fino al 2027 per le operazioni di messa in sicurezza. Intanto - tra i continui richiami della Corte dei conti che sul punto bacchetta ogni anno la Regione dopo che rilevò l’impianto nel 1996 in attesa di una privatizzazione mai arrivata - la miniera continua a distribuire buste paga mentre si cerca un modo per riconvertirla. Se da tempo si parla di un progetto per stoccare l’anidride carbonica nelle vecchie gallerie, la società ha iniziato a incrementare le entrate con una discarica che accoglie le ceneri della vicina centrale Enel, finita però al centro di esposti e polemiche ambientaliste.

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