Sgominata la banda dei romeni un commando pronto a tutto
I quindici indagati, tutti dell’Est, per i carabinieri sono responsabili di 18 colpi nel Nord dell’isola Sette sono finiti in carcere: forse un legame con il gruppo che ha assaltato l’aeroporto di Fertilia
SASSARI. Una banda specializzata che agiva secondo tecniche paramilitari. E cioè con individuazione di obiettivi, sopralluoghi, contropedinamenti, briefing prima e dopo il colpo così da correggere eventuali errori commessi per evitare di ripeterli la volta successiva. Esperti, attenti a non lasciare tracce, sempre col volto perfettamente coperto. Dove passavano loro non c’era nemmeno l’ombra di un’impronta digitale.
L’operazione “Full time”. Sono quindici – tutti romeni – gli indagati a piede libero dalla Procura della Repubblica di Tempio per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di furti, ricettazione e riciclaggio. Sette di questi sono stati arrestati mentre due donne hanno l’obbligo di presentarsi quotidianamente alla polizia giudiziaria. Banditi «a tempo pieno» (da qui il nome “full time” dato all’operazione), che dedicava le giornate a progettare furti. Diciotto quelli messi a segno nel Nord Sardegna – in supermercati, bar, aziende, distributori di carburante, abitazioni – che i carabinieri hanno avuto la possibilità di documentare.
Collegamenti con il commando del bancomat. Una banda complessa e articolata che, come confermato ieri mattina dal comandante provinciale dei carabinieri di Sassari Giovanni Adamo, potrebbe avere collegamenti con il gruppo criminale di sei persone che nella notte tra venerdì e sabato è entrato in azione nell’aeroporto di Alghero. Anche in quel caso quattro componenti erano romeni. «Non è affatto escluso che ci siano connessioni tra i due gruppi» ha detto il colonnello Adamo. Una banda modulare con soggetti “interscambiabili” che avevano ciascuno un proprio compito. Le due donne si occupavano di affari “minori”: cambiare il denaro provento dei furti.
L’indagine. A dare esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Tempio sono stati i carabinieri della compagnia di Porto Torres al comando del capitano Romolo Mastrolia. Novanta in tutto i militari impegnati nell’operazione, coordinata dal sostituto procuratore Angelo Beccu, tra cui anche le unità cinofile e lo squadrone eliportato Cacciatori di Sardegna. Le manette sono scattate simultaneamente in Italia, Inghilterra, Svizzera e Romania. Alcuni sono stati fermati con un mandato d’arresto europeo emesso dalla Procura di Tempio, tre sono stati rintracciati a Olbia e uno a Occhiobello (Rovigo). Le indagini dei carabinieri della tenenza di Valledoria (guidata dal tenente Andrea Asuni), supportati dalla compagnia di Porto Torres, sono iniziate esattamente un anno fa dopo due furti commessi nel giro di pochi giorni all'interno dell'Euro Spin nella zona industriale del paese dove, con l'utilizzo di una smerigliatrice, i malviventi avevano aperto le due casseforti murali forzando le casse e danneggiando il sistema antincendio. Ma a differenza di altri furti questi erano pianificati, organizzati nei minimi dettagli, compiuti da una banda ben addestrata «con movenze e disciplina militare – hanno spiegato gli investigatori – nessuna sbavatura, niente impronte, guanti e cappuccio, nemmeno una parola durante il colpo».
Lunga attività delle forze dell’ordine. I carabinieri hanno cominciato a esaminare filmati, a notare le analogie di movimento dei malviventi. Sono partiti gli appostamenti vicino agli esercizi commerciali del paese, il controllo incrociato dei pregiudicati locali e non, lunghi pedinamenti e alla fine il cerchio si è ristretto intorno a un gruppo ben definito di romeni con precedenti per reati contro il patrimonio. I carabinieri di Valledoria hanno quindi avviato un’attività tecnica che ha consentito di far luce sulla complessa attività dell’associazione a delinquere.
Il sostituto procuratore Beccu ha elogiato «la sinergia costruttiva che ha permesso di incastrare questo gruppo scaltro dotato di una spiccata e preoccupante capacità offensiva. Il vincolo associativo non è legato solo a uno stabile e pregresso rapporto di amicizia e di condivisione di gran parte della vita quotidiana ma soprattutto dall’esistenza di un programma delinquenziale».
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