Tar: «Illegittimi i contributi regionali al Cagliari calcio»
Respinto il ricorso della società calcistica, la convenzione stipulata dall'agenzia Sardegna Promozione nel 2013 era in contrasto col divieto di sponsorizzazione
CAGLIARI. Niente più contributi regionali al Cagliari calcio: la convenzione stipulata il 6 dicembre 2013 dall’agenzia regionale Sardegna Promozione con la società di Giulini - un milione e 950 mila euro per attività di comunicazione e di lancio del marchio Sardegna tra il 2012 e il 2014 - aveva tutte le caratteristiche della sponsorizzazione sportiva, che è vietata dalla legge.
La conseguenza è che la decisione assunta dal commissario regionale straordinario di annullarla in autotutela il 27 ottobre 2014 è stata legittima e ieri il Tar l’ha confermata respingendo il ricorso presentato dagli avvocati Walter Marini, Alberto Porzio, Carlo Cerami e Alessio Vinci per conto della società calcistica, che ne chiedeva la revoca.
Accolte al contrario le tesi degli avvocati Mauro Barberio e Stefano Porcu per Sardegna Promozione, oltre che dei legali della Regione, gli avvocati Roberto Murroni e Floriana Isola.
La sentenza dei giudici amministrativi - presidente Caro Lucrezio Monticelli, estensore Giorgio Manca e primo referendario Gianluca Rovelli - chiude di fatto una vicenda che ha sollevato, nel corso del 2014, aspre polemiche. In ballo c’erano i contributi che Sardegna Promozione, un’agenzia regionale cancellata dall’amministrazione Pigliaru, concedeva da anni a comuni, associazioni e società sportive titolari di progetti di comunicazione rivolti a promuovere il marchio Sardegna. Si trattava di milioni di euro, che l’amministrazione Cappellacci ha distribuito liberamente fino a quando la questione non è finita all’attenzione della Corte dei Conti.
Sono stati i magistrati contabili a contestare anche in adunanza pubblica i criteri di assegnazione dei contributi e soprattutto la scelta di forzare la norma che impedisce agli enti pubblici le sponsorizzazioni sportiva. Poi è partita un’inchiesta giudiziaria, con l’acquisizione di atti e di testimonianze.
Ma a fermare il festival del contributo a pioggia è stata l’iniziativa della giunta Pigliaru: la nomina di un commissario straordinario che ha spulciato ogni progetto per arrivare alla conclusione oggi confermata dal Tar, almeno nei confronti del Cagliari calcio. Fra l’altro - il Tar cita questo passaggio nella sentenza - gli impegni assunti dalla società calcistica con la convenzione ora annullata non sarebbero stati rispettati: nella stretta sostanza la Regione pagava per nulla, una sorta di aiuto economico a perdere.
Sullo sfondo di un giudizio amministrativo ancora non definitivo - i legali del Cagliari calcio potrebbero appellarsi al Consiglio di Stato - resta apertissimo il fronte penale: i dubbi sui quali si è mosso a suo tempo il pm Gaetano Porcu riguardano diversi aspetti dei rapporti tra l’amministrazione regionale e l’ormai disciolta agenzia, che funzionava come una sorta di bancomat per canalizzare soldi pubblici quasi senza controllo. Le istruttorie dei progetti erano infatti affidare a una società privata esterna, la valutazione finale sull’efficacia e quindi sulla finanziabilità dei piani di comunicazione era affidata al presidente dell’agenzia, Mariano Mariani. Una gestione quasi privatistica che non è sfuggita alla Corte dei Conti e che risulta ancor’oggi all’esame della Procura ordinaria.
Nel frattempo le competenze dell’agenzia sono state riportate all’interno dell’assessorato regionale al turismo e il periodo delle vacche grasse è finito per tutti, comprese le società sportive - come la Dinamo Sassari - che hanno rispettato il contratto e svolto sino in fondo le attività promozionali concordate. Ora la Regione sta studiando vie alternative per proseguire i rapporti, ma in linea con la legge. (m.l)