La Nuova Sardegna

L’ad: «È un’ingiustizia, andremo al Tar»

di Silvia Sanna
L’ad: «È un’ingiustizia, andremo al Tar»

Ramazzotti all’attacco: la nostra società è nel mirino, malvista perché finalmente funziona

30 settembre 2015
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SASSARI. Racconta di un continuo via vai di divise, richieste di documenti, ispezioni, indagini, accertamenti. Abbanoa nel mirino? «Forse un po’. E probabilmente perché è una società che funziona. Per questo potrebbe essere malvista». Alessandro Ramazzotti, amministratore delegato della società di gestione del servizio idrico, poche ore dopo la mazzata dell’Antitrust si difende attaccando. Fa una premessa: «Ricorreremo al Tar e sono certo che i giudici ci daranno ragione». Le ragioni di tanta sicurezza le cinguetta anche su Twitter: l'Antitrust ha emesso un provvedimento che non condividiamo, sproporzionato, che fa riferimento a un passato superato e che impugneremo al Tar. Poi spiega: «In questi anni abbiamo lavorato tanto per migliorare un servizio di qualità inaccettabile, abbiamo rimesso ordine nel caos. E c’è chi per questo ci vorrebbe castigare. Il provvedimento dell’Antitrust – aggiunge Ramazzotti – penalizza lo sforzo fatto. Oggi finalmente fatturiamo consumi certi, abbiamo un call center che funziona, siamo in grado di dare risposte rapide agli utenti. Anche i reclami – aggiunge l’ad – risalgono a una stagione che Abbanoa si sta lasciando alle spalle. Un dato: nel 2010 i reclami erano 32mila, quest’anno meno della metà, l’1 per cento del milione e mezzo di bollette».

L’accanimento. Si sente nel mirino. «Sono arrivato in Sardegna nell’autunno scorso, da allora ho perso il conto delle verifiche di cui Abbanoa è stata oggetto. In molti casi su sollecitazione di chi si erge a paladino dei cittadini ma forse ha scopi molto diversi». Il riferimento, per nulla implicito, è all’Adiconsum: «Noto un atteggiamento politico da parte di questa associazione – dice l’amministratore delegato di Abbanoa – un protagonismo eccessivo che poco si addice a chi dovrebbe tutelare interessi collettivi. La campagna portata avanti contro Abbanoa è stata di tipo ideologico, poco o nulla basata sui fatti. Per questo – aggiunge Ramazzotti – non mi stupirei minimamente nel vedere qualcuno dell’associazione Adiconsum candidato alle prossime elezioni».

Le inchieste. Sono due quelle a carico della dirigenza di Abbanoa, entrambe avviate dalla procura di Cagliari. Al centro dell’inchiesta bis ci sono i presunti licenziamenti e demansionamenti del personale, dirigenti che hanno perso uffici, posizioni e qualifiche. Il motivo: «Ci è stato chiesto di abbattere i costi del 10 per cento – dice Ramazzotti – e abbiamo adottato una serie di provvedimenti in questa direzione. Abbanoa vuole migliorare la qualità del suo servizio, per questo ha bisogno di personale all’altezza». L’ad ci va giù pesante: «Da una serie di test abbiamo accertato che il livello di preparazione medio vira verso il basso, due terzi dei dirigenti non hanno raggiunto la sufficienza. Questo significa che non sono in grado di affrontare la riconversione in atto all’interno della società, perché sono rimasti indietro, non sono riusciti o non hanno voluto modernizzarsi». Da qui i demansionamenti: «Ai dirigenti inadatti abbiamo proposto un nuovo ruolo, una qualifica inferiore e una leggera diminuzione di stipendio, circa 7-8mila euro all’anno. Ora per questo ci criticano, ma non abbiamo licenziato nessuno». La stilettata finale: «Se io riesco a saltare 1,80 metri non partecipo alla gara dei 2 metri, perché penalizzare la squadra?»

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