Emergenza carceri, pressing dei sindacati
Pochi agenti, allarme suicidi e celle sovraffollate: il provveditore Sbriglia garantisce un intervento
SASSARI. Le risposte devono arrivare subito. Perché la situazione è già esplosiva. I sindacati Fns Cisl hanno illustrato il quadro allarmante al provveditore reggente Enrico Sbriglia, a lui il compito di trovare le soluzioni. Un suicidio dietro le sbarre, nel carcere di Uta, altri tentativi evitati di un soffio, a Nuoro e ancora a Uta. Duecentocinquanta casi di autolesionismo dall’inizio dell’anno. Droga che arriva in cella con facilità sorprendente, detenuti tossicodipendenti che accedono liberamente agli armadietti dei farmaci. Penitenziari sovraffollati, dove può capitare di dividere in tre sei metri di spazio vitale: a Massama (Oristano) nelle celle omologate per due della sezione Alta sicurezza, è comparsa una terza branda e i reclusi sono insorti e con una lettera al provveditore regionale, al direttore e al ministro della Giustizia chiedono che i loro diritti non vengano calpestati. Contemporaneamente, gli organici della polizia penitenziaria sono insufficienti, per questo è impossibile garantire vigilanza e sicurezza, per i detenuti e anche per se stessi. In alcuni casi, come nella colonia penale di Mamone, oltre agli uomini mancano pure i mezzi. Così come i direttori: solo due a gestire quattro penitenziari (Nuchis, Badu ’e Carros, Massama e Uta). E lo stesso provveditore Sbriglia che, nominato a luglio, continua a gestire il Triveneto e viene nell’isola soltanto in missione.
Nonostante questo, «ha dimostrato di conoscere molto bene i problemi del sistema penitenziario in Sardegna», dicono Giovanni Villa e Marco Bernardini, segretario regionale aggiunto e coordinatore regionale Fns Cisl, che hanno incontrato Sbriglia per fare il punto della situazione. «Il provveditore – spiegano i sindacalisti – ha fatto sue le nostre rivendicazioni. In particolare ha sottolineato la forte carenza di personale di polizia penitenziaria e di direttori». L’intesa è stata già raggiunta sul primissimo punto: calendarizzare una serie di incontri per discutere dei vari problemi e cercare di volta in volta le possibili soluzioni.
I rappresentanti sindacali, considerata l’apertura mostrata dal provveditore, hanno deciso di sospendere momentaneamente lo stato d’agitazione proclamato a Mamone per la carenza dei mezzi. Enrico Sbriglia ha detto che il problema sarà risolto in tempi brevi, in caso contrario il sindacato «è pronto a riprendere ed estendere lo stato d’agitazione a livello regionale». Non è più tempo delle promesse, dicono Villa e Bernardini, «ora vogliamo concretezza. Perché il libro dei sogni che abbiamo iniziato a sfogliare qualche anno fa, invece di diventare una bella realtà sta diventando un incubo». (si. sa.)