La Nuova Sardegna

Acqua razionata, sassaresi disperati: lavarsi e cucinare ormai è un'impresa

Acqua razionata, sassaresi disperati: lavarsi e cucinare ormai è un'impresa

Le restrizioni creano problemi soprattutto a chi ha bambini. Pochi si fidano: per la pasta e il caffè soltanto acqua minerale

07 novembre 2015
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SASSARI. Levatacce per potersi lavare e poi scoprire che, ahimè, l’acqua non è ancora tornata a scorrere nei rubinetti. O corse verso casa alla sera con i bambini sudati dopo la partita di calcio che vorrebbero farsi una doccia ma, purtroppo, non possono. E, ancora, faticosi trasporti di casse di bottiglie di minerale su per le scale, perché «ma chi ha il coraggio di cucinare con quella “roba” lì che quando è potabile ha un colore che certo non invita a metterla in pentola...».

Sassaresi sull’orlo di una crisi di nervi, esasperati, arrabbiati, perché una città che vuole essere metropolitana poi non ha a disposizione nemmeno un bene indispensabile come l’acqua. Che un giorno c’è, un altro no, che non è potabile, che è potabile. Insomma, il cittadino è disorientato, ma incavolato e ora che si annunciano restrizioni perché gli invasi sono quasi a secco, è ancora più furibondo.

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«Altro che Messina, noi stiamo peggio – s’indigna Letterio Campagna, commerciante che con i suoi 72 anni, di carenze del servizio idrico ne ha viste a iosa –. Nel mio negozio in via Roma dal rubinetto esce un liquido maleodorante e perennemente marrone, che addirittura macchia i sanitari e intasa gli scarichi. È normale? Io credo di no. E a casa, io abito in via Prunizzedda, non stiamo meglio. Dopo le 19, ogni giorno dobbiamo attaccare l’autoclave, e ciò significa un maggior consumo elettrico».

Attenti a non far salire la bolletta, i sassaresi invece si ritrovano giocoforza a consumare (e pagare di più) l’elettricità. «Un paradosso – si lamenta la moglie Franca Serra –. Ci invitano ad utilizzare gli elettrodomestici durante la notte per risparmiare e invece il contatore gira di più perché il servizio idrico è interrotto». E con i razionamenti che si annunciano anche chi ha la fortuna di avere un proprio deposito da cui attingere si chiede se sarà sufficiente. Perché già adesso i preziosi metri cubi di scorta spesso non bastano.

Ne sa qualcosa Mariano Sunis, che nel suo “Caffè Ottocento” alla sera si ritrova a secco. «E come se non bastasse quando l’acqua ritorna in rete porta con sè un fastidioso carico di melma che intasa macchina del caffè, del ghiaccio e lavastoviglie».

«Un disagio continuo, così non si può andare avanti – protesta Gianmario Sanna, falegname con moglie e due figli –. Noi viviamo in via Cervi, Monte Rosello, e non sappiamo mai se l’acqua ci sarà oppure no. Ma intanto nel quartiere le perdite per strada sono all’ordine del giorno. Ho assistito con sdegno alla fatica di molti miei vicini di casa che per rifornirsi all’autobotte dovevano percorrere a piedi e appesantiti dal bidoni centinaia di metri. Comprare acqua imbottigliata costa e non tutti possono permetterselo».

Gli fa eco Santino Macciotta, che abita vicino a Santa Maria di Pisa: «I problemi vanno risolti alla radice: noi paghiamo per un servizio e abbiamo diritto ad averlo efficiente».

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