La Nuova Sardegna

le inchieste sul ciclone

Due sindaci rinviati a giudizio

Giovannelli e Ragnedda a processo insieme a quattro funzionari

18 novembre 2015
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TEMPIO. Il sedici dicembre si aprirà, davanti al tribunale di Tempio, il processo principale per la tragica alluvione che si abbattè su Olbia il 18 novembre 2013. Per il capo della procura Domenico Fiordalisi quello deciso dal gip nell’ottobre scorso, quando ha rinviato a giudizio due sindaci e quattro funzionari comunali e provinciali, è un punto focale «nella doverosa applicazione della giustizia sulle corresponsabilità in un evento che ha causato lutti e distruzione». I capi di imputazione nei confronti degli imputati parlano di violazione delle norme relative alle procedure d'emergenza, la mancata allerta alla popolazione civile e l’omicidio plurimo, tutte accuse che vengono addebitate ai sindaci Gianni Giovannelli e Alberto Ragnedda, rispettivamente di Olbia e Arzachena, e i funzionari comunali Antonello Zanda e Gabriella Palermo, al responsabile ambiente della ex provincia di Olbia Tempio Federico Ceruti Ferrarese e al dirigente della Protezione civile del comune di Olbia Giuseppe Budroni. Nel processo saranno oltre cinquanta le persone che si costituiranno parte civile per aver perso familiari – sono 13 le persone decedute nel terrificante passaggio del ciclone Cleopatra, nove a Olbia e quattro ad Arzachena – oppure hanno visto distrutti dal fango e dall’acqua i risparmi di una vita. Il capo della Procura ha chiuso le quattro inchieste riguardanti l’alluvione del 18 novembre 2013. Oltre alla principale erano state avviate indagini sulla frana di Monte Pino, una voragine sulla provinciale Tempio-Olbia che causò tre morti e un ferito grave. Per quel crollo e il conseguenziale omicidio plurimo colposo è stato richiesto il rinvio a giudizio di sei persone tra progettisti e tecnici provinciali. Conclusa anche l’inchiesta che vedeva implicata la proprietaria della villetta nella quale persero la vita i 4 componenti di una famiglia di italo- brasiliani (padre, madre e due figli di 17 e 19 anni), ospitati in uno scantinato senza vie d’uscita che venne allagato dalla piena del Rio San Giovanni, non lasciando loro via di scampo. L’ultima indagine riguarda gli amministratori di Olbia che avrebbero disposto il tombamento dei canali di scolmamento. (g.p.c.)

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