La Nuova Sardegna

Concessioni balneari, possibile la proroga al dicembre del 2020

di Enrico Carta
Concessioni balneari, possibile la proroga al dicembre del 2020

Un’impresa di Porto San Paolo si è rivolta alla Corte Europea Presto la sentenza che avrà effetti per tutti gli altri casi

20 novembre 2015
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LOIRI PORTO SAN PAOLO. La rivoluzione delle spiagge di tutta Italia parte dalla Sardegna e ha come teatro i tribunali. Il classico battito d’ali di una farfalla potrebbe scatenare lo tsunami che mette a serio rischio la legge del governo che prolungava le concessioni demaniali per gli stabilimenti balneari. È un affare da decine di milioni di euro per ogni anno che manca da qui al 31 dicembre 2020, momento in cui scadrà la proroga.

È alla corte Europea di Giustizia che si deciderà tutto, ma quel tutto aveva avuto origine molto lontano dalle sedi giudiziarie europee, per l’esattezza a Loiri Porto San Paolo.

Il Comune gallurese aveva compiuto quel passo che poi rischia di scatenare lo tsunami che potrebbe far affondare le sdraio e gli ombrelloni dei vecchi possessori delle concessioni per gli stabilimenti balneari. Qualche tempo fa l’amministrazione si mette in regola con le nuove disposizioni e approva il Piano di utilizzo dei litorali (Pul). Sulla base di quest’atto le concessioni sino a quel momento accordate e che fruttano al Comune poche centinaia di euro all’anno dovrebbero essere messe a bando. Le spiagge non pubbliche dovrebbero quindi essere riassegnate al miglior offerente.

Succede però che il Pul viene impugnato da una società privata che aveva già una concessione e questo fa finire il tutto di fronte al Tar Sardegna. Nel bel mezzo della causa, il tribunale amministrativo si ritrova però alle prese con la legge del Governo che scompagina i piani: arriva la proroga e così il Comune capisce che gli spazi per ottenere la ragione sono davvero pochi.

L’avvocato Giuseppe Longheu che tutela l’amministrazione gioca allora una carta particolare e solleva la questione di incostituzionalità della proroga delle concessioni sino al 2020. Il Tar dice che la proroga non è incostituzionale e questo significa che per la legislazione italiana tutto è regolare, ma fa un altro rilievo che apre la strada al ricorso poi ammesso – non è certo consuetudine – dalla Corte Europea di Giustizia. Il Tar dice infatti che vengono ravvisati gli estremi per la violazione della legislazione europea in materia di libera concorrenza.

È il varco che il Comune cercava e la sentenza del Tar Sardegna fa breccia anche su altri tribunali. Quello di Milano infatti esamina un caso simile che però non riguarda le concessioni sulla costa bensì quelle per il Lago di Garda. Poco cambia, perché le norme valgono in entrambi i casi.

La questione ovviamente non scivola via liscia, perché, nel momento in cui la notizia si diffonde, mezza Italia si mobilita e tantissime società private che gestiscono stabilimenti balneari intervengono nella causa al Tar Sardegna. Ci sono società della riviera romagnola, della Liguria, della Versilia, tutte terre in cui la diffusione degli stabilimenti con annesso business milionario è pluridecennale.

Questo passaggio non consente alle società private e alle associazioni balneari che sono intervenute nel giudizio di mettere bocca sulla questione di Loiri Porto San Paolo, ma permette loro di sedersi assieme al Comune nella causa che il 3 dicembre sarà esaminata dalla Corte Europea di Giustizia. Gli esiti di un pronunciamento favorevole al Comune da parte dei giudici europei sono ovvi: se l’amministrazione dovesse avere ragione, la proroga verrebbe dichiarata illegale. Allo stesso tempo tutte le concessioni in vigore in tutto il territorio italiano decadrebbero automaticamente e dovrebbero essere riassegnate attraverso un bando pubblico, generando quello tsunami col profumo dei soldi temuto da molti e atteso da molti altri.

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