Allarme povertà, il 15 % delle famiglie ha bisogno di aiuto
La percentuale corrisponde a oltre 100mila nuclei A rivolgersi agli sportelli sono soprattutto gli italiani
CAGLIARI. Italiano, età media 46 anni, sposato con figli, titolo di studio medio-basso, disoccupato o lavoratore precario: è questo l'identikit tipo dell'uomo/ donna povero che in Sardegna bussa alle porte della Caritas. Chiede aiuto soprattutto per risolvere piccoli e grandi problemi economici, trovare lavoro o casa, uscire da situazioni familiari difficili (separazione e divorzio) o per procurarsi un medicinale costoso. Il pianeta povertà è pressoché stabile, secondo l'Istat, con il 15 per cento delle famiglie in condizione di indigenza. La percentuale corrisponde a 107.800 famiglie, 200 in più rispetto al 2013. La percentuale è più alta di quella nazionale (10,3%) e decisamente più elevata rispetto a quella delle regioni del Centro (6,3%) e del Nord (4,9%) del Paese. La situazione generale diventa preoccupante se vista con la lente d'ingrandimento dei 32 centri di ascolto Caritas diffusi in altrettanti comuni sardi.
Le richieste d’aiuto. Un osservatorio privilegiato, dunque, in grado di intercettare bisogni, emergenze, qualche volta drammi portati dalle 6.882 persone che l'anno scorso hanno cercato il salvagente del braccio caritativo della Chiesa sarda, con particolare frequenza nella diocesi di Tempio-Ampurias. Secondo i responsabili Caritas "si tratta della cosiddetta " punta di un iceberg", in quanto molte persone non conoscono i servizi offerti dalla rete assistenziale delle diocesi, mentre tante altre, per pudore, non hanno il coraggio di chiedere aiuto". Il report su povertà ed esclusione sociale è stato presentato ieri dalla Caritas regionale, coordinata da don Marco Lai, nell'aula del consiglio comunale di Cagliari, rappresentato dall'assessore Luigi Minerba. L'ufficio studi, diretto da Raffaele Callia, ha per la decima volta elaborato migliaia di dati raccolti nei centri d'ascolto istituiti presso 9 circoscrizioni ecclesiastiche, ricostruendo il panorama delle emergenze disegnato da quasi 7 mila persone che nel 2014 hanno presentato oltre 31 mila richieste di sostegno. Obbiettivo del rapporto: «Dare a istituzioni, imprenditori e forze sociali – dice il vescovo di Iglesias, monsignor Giovanni Paolo Zedda, referente dell'episcopato sardo per i problemi sociali e del lavoro – gli strumenti per scoprire le cause del malessere ed eliminarle».
Uomini in crisi. Anche se di poco, contrariamente al passato, il disagio è a maggioranza maschile (49,9% donne, 51,1% uomini). La fascia d’età più a rischio è quella dei 45-49enni, mentre l'89% dei poveri appartiene alla fascia d'età lavorativa (15-64 anni).
Soprattutto italiani. L’anno scorso gli italiani sono stati il 72%. Dei 1.430 stranieri ascoltati, quasi il 29% è di nazionalità romena. Seguono cittadini marocchini (14,3%) e senegalesi (14%).
Le richieste. Questo l’elenco delle richieste più frequenti: il pagamento della bolletta dell'energia elettrica o del telefono, la possibilità di avvalersi di un servizio di mensa, del vestiario, dei sussidi economici, ma anche di una consulenza legale soprattutto in casi di separazione dal coniuge.
Povertà e istruzione. Più è alto il titolo di studio minore il rischio di povertà. «Anche nel 2014 si ripropone – dice Callia – la difficile condizione vissuta dalle persone senza lavoro o con una professione precaria, in particolare tra i giovani». Appartiene al Sulcis-Iglesiente il primato nazionale di disoccupati under 25: 72,8%. «Lasciamoci interrogare dai dati», raccomanda monsignor Arrigo Miglio, presidente dei vescovi sardi, che indica quattro ambiti d'interventi per cambiare verso alla situazione: politiche del lavoro, politiche familiari, interventi contro la crisi demografica, frenare l'emorragia di giovani in fuga verso altre regioni e stati.