La Nuova Sardegna

L’imam: «Che errore, è un uomo di dialogo»

di Pinuccio Saba
L’imam: «Che errore, è un uomo di dialogo»

Il capo dei musulmani si schiera con padre Paolo: «Lui costruisce ponti, altri erigono nuovi muri»

02 dicembre 2015
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SASSARI. Abdellaoui Salaheddine è l’imam del centro culturale di Li Punti da 14 anni. È in Italia dal 1989 e ha conosciuto diverse realtà sociali. A Sassari è a capo della comunità musulmana alla quale si rivolgono principalmente maghrebini e senegalesi e può vantarsi di avere un ottimo rapporto con gli abitanti della borgata, con le istituzioni laiche e religiose. E si è detto «sorpreso» e «perplesso» per quanto accaduto nella scuola di San Donato. Soprattutto perché il diniego riguardava l’arcivescovo di Sassari, padre Paolo Atzei. «Anche per noi musulmani padre Paolo Atzei è una figura importante – spiega –, è un uomo di Dio e ha fatto tanto per le nostre comunità».

Abdealloui Salaheddine sottolinea i numerosi incontri con il vescovo, per non parlare del rapporto quasi quotidiani con il parroco di Li Punti, don Costantino Poddighe. Incontri serviti ad avvicinare le comunità cristiana e musulmana. Perché la conoscenza reciproca (aveva detto qualche tempo fa, subito dopo l’attentato al giornale Charlie Hebdo) serve a cancellare paure e pregiudizi.

Non capisce, l’imam di Li Punti, le ragioni che hanno portato la scuola a una scelta tanto clamorosa. «Sono sorpreso perché la nostra comunità ha il massimo rispetto per monsignor Atzei, come ha rispetto per tutti gli uomini di Dio – spiega –. Come ha rispetto delle tradizioni cristiane. Che non ci offendono di sicuro o ci creano qualche disagio».

Anche secondo il religioso musulmano, è più importante includere anziché escludere e non avrebbe nulla in contrario a incontrare le scuole cittadine all’insegna di quella conoscenza reciproca che cancella paure e pregiudizi. Anche insieme all’arcivescovo perché, ripete, «è un uomo di Dio».

Ma c’è anche un altro aspetto che Abdellaoui Salaheddine vuole sottolineare. «Padre Paolo Atzei è un uomo di pace che ha lavorato per darci maggior sicurezza, a tutta la nostra comunità. L’arcivescovo è un uomo che costruisce ponti e abbatte muri, un’opera preziosa soprattutto quando in molti pensano a erigere nuovi muri. Anche per questo non riesco proprio a capire cosa possa aver spinto la scuola a dire no a un gesto, a un’iniziativa che non crea alcun problema alle nostre comunità». Il timore, non confessato, del religioso musulmano è che episodi del genere possano avere ripercussioni nei rapporti fra musulmani e cristiani. Già dopo l’attentato a Charlie Hebdo c’era stato qualche segnale di fastidio più che di intolleranza e i frequentatori della moschea di Li Punti avevano raccontato di aver avvertito risentimento ma anche paura nei rapporti con i sassaresi. Nulla di importante, sia ben chiaro, qualche gesto o frase sgarbata, ma non di più. E forse anche per questa ragione l’imam di Li Punti ribadisce un concetto: l’importante è conoscersi, perché dalla conoscenza nasce il rispetto reciproco.

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