La Nuova Sardegna

Natale da riscoprire: ridate ai bambini infanzia e religiosità

di Mario Girau
Natale da riscoprire: ridate ai bambini infanzia e religiosità

Monsignor Sanguinetti: «Oggi si tende a saltare la Natività e si va direttamente ai Magi, ai doni, emarginando i piccoli»

24 dicembre 2015
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SASSARI. Tutti d'accordo i vescovi sardi: non è necessario andare lontano per cercare e trovare il significato e la ragione del farsi gli auguri di Natale. Basta guardarsi attorno. «Sarà un buon Natale – dice l'arcivescovo di Oristano, Ignazio Sanna – se riusciremo a far trascorrere un momento di serenità a un malato, a strappare un sorriso a una persona triste, a dare una mano d'aiuto a un amico che ha perso un lavoro. Di sicuro non aiuteremo a vincere la guerra in Siria, ma avremo comunque gettato un seme di pace. Dove questo seme fiorirà sarà un buon Natale».

Addirittura il senso della festa si può trovare - è la provocazione del vescovo di Alghero - “sotto la stufa di casa”. «Forse troppo a portata di mano - dice Mauro Maria Morfino - per dargli credito. Un Bambino in fasce in una mangiatoia, segni modesti e disadorni, affatto decorativi per una qualsivoglia notorietà, lo disvelano, a noi, insaziabili comparse agghindate di effimere pailletes, famelici moltiplicatori di irrinunciabili momenti hollywoodiani».

Monsignor Sebastiano Sanguinetti, vescovo di Tempio Ampurias, si richiama a alle parole della poetessa Alda Merini: «Oggi si tende a saltare il Natale, si va direttamente all'arrivo dei Magi, ai doni; la nascita quasi non esiste più, forse perché le nostre donne non sanno essere madri. E i bambini, tra televisione e futili regali, sono i più grandi emarginati del nostro tempo: abbiamo rubato loro l'infanzia e la religiosità della vita. In questa severa considerazione trovo una forte provocazione rivolta a noi cristiani, ma non solo, per riscoprire il significato vero del Natale, che taluni vogliono rubarci, ma che forse anche noi credenti rischiamo di seppellire sotto una coltre di un superficiale appiattimento su una male intesa modernità. Il Natale ritorna invece ogni anno per provocarci e farci riflettere sul fatto che Dio continua a mettere le sue radici nell'umano».

«Il presepe oggi – dice l'arcivescovo di Cagliari, Arrigo Miglio - è diventato segno di contraddizione non tanto per i motivi conclamati, ma perché è segno di una presenza inquietante di Dio, che si mostra non da Dio, ma che ci spiazza perché viene nella fragilità del Bambino nel presepe. Come faccio a rifiutare un Dio così? Mi cambia tutto nel mio modo di pensare e vivere. Meglio allora non guardare, girare la faccia dall'altra parte per non essere disturbati». Oppure limitarsi a qualche intervento straordinario. Infatti, «le povertà più pesanti rimangono, anche se per un giorno si fa finta di dimenticarle«.

«Nella diocesi di Lanusei – dice il vescovo Antonello Mura – è una quotidiana esperienza incontrare chi non legge con fiducia il futuro, oppure chi ne rimane schiacciato e persino irriso. Grazie a Gesù vorremmo dare non solo pane, ma anche speranza; non solo parole ma anche progetti di vita; non semplicemente attenzione ma anche il nostro personale coinvolgimento. Molte scelte fatte ultimamente vanno in questa direzione, con uno sguardo particolare a coloro che non sembrano sognare più nulla e aspettano solo assistenza e momentaneo sostegno, come talvolta capita ai giovani».

«Che cosa c'è nel mondo di più comune e di più umano della nascita di un bambino? Gesù è uno tra i miliardi e miliardi di bambini nati sulla nostra terra! Eppure - dice il vescovo di Ozieri, Corrado Melis – la sua nascita è un evento unico. Un evento che interpella personalmente piccoli e grandi, che cambia il corso della vita e della storia».«Un Natale pieno di luce, amore, pace e santità – è l'augurio del vescovo di Ales, Giovanni Dettori – specialmente a coloro che hanno il cuore arido e freddo, che soffrono nel corpo e nello spirito, a coloro che sono privati degli affetti più cari, che sono alla ricerca del senso della propria esistenza, perché senza una stella che indichi la strada della vita».

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