La Nuova Sardegna

Un milione di pecore e capre ancora da censire in Sardegna con l'anagrafe elettronica

di Antonello Palmas
Un gregge di pecore in un'immagine d'archivio
Un gregge di pecore in un'immagine d'archivio

Scade alla fine del 2015 il termine ultimo per registrare gli animali. File agli sportelli, i pastori chiedono una proroga

30 dicembre 2015
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In tanti rischiano di vedersi tagliati fuori dalle premialità europee. Sono quegli allevatori del settore ovino e caprino che non hanno ancora ottemperato all’invito a iscrivere i loro animali alla banca dati nazionale dell’anagrafe zootecnica. Lo prevede il decreto del ministero delle Politiche agricole, l’obiettivo è garantire la tracciabilità dei capi.

Il termine previsto scade domani, giovedì 31, ma per vari motivi la procedura è ancora in mezzo a un guado e in tantissimi non sono riusciti a ottemperare. Gli operatori sperano in una proroga, tra l’altro già sollecitata dall’Udc in Consiglio regionale, ma dovrà esserci l'impegno degli assessori alla Sanità Luigi Arru e all'Agricoltura Elisabetta Falchi.

«C’è un certo ritardo – fanno sapere dall’Istituto zooprofilattico di Teramo, cui è stato affidata la cura dell’anagrafe –, ci sono problemi di sovraffollamento, il numero di riferimento è stato letteralmente assalito e d’altra parte molti utenti hanno un smartcard non ben configurata e stanno incontrando difficoltà. Da anni è possibile l’iscrizione di capi mediante varie modalità andando sul sito del portale veterinario».

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Anagrafe sì, ma tranquilli: non occorre dare un nome a ciascun capo ovino o caprino, che viene invece contrassegnato con un tatuaggio che riporta il codice della marca auricolare o dell’identificativo ingerito mediante il bolo elettronico.

Luca Saba, direttore regionale della Coldiretti, sottolinea come questa accelerazione riguardi «una normativa obbligatoria già da cinque anni, ma vi sono state una serie di deroghe, come spesso succede in Italia, le quali hanno fatto sì che la questione finisse per essere sottovalutata un po’ da tutti. Ora lo Stato ha deciso di chiudere il cerchio ed ecco che ci si è trovati con l’obbligo di caricare nella banca dati oltre 2 milioni di capi nel giro di pochi mesi. Ora, nonostante la distrazione generale sull’argomento e in seguito alle sollecitazioni fatte al sistema allevatoriale, gli operatori del settore si stanno finalmente iscrivendo».

Con che risultati? «La risposta è sicuramente buona, sono stati caricati oltre un milione di capi e possiamo arrivare tranquillamente a 2 milioni. Ma servirebbe una proroga, anche di un mese ma sufficiente per concludere il lavoro. Ci sono lunghe file agli sportelli delle associazioni allevatori e delle Asl dove è possibile caricare i dati. La procedura è in pieno movimento, non vorremmo che per colpa di pochi capi da caricare qualcuno rischiasse di perdere le premialità. Credo che il ministero debba concedere la proroga, proprio alla luce degli sforzi fatti per rispettare la scadenza. Alcuni utenti possono caricare direttamente i dati, ma la maggior parte non è avvezza alle innovazioni tecnologiche e per questo si formano le file. Resta poco tempo e i sistemi sono sovraccarichi».

Non iscriversi non comporta illeciti: la solita gestione all’italiana? No, perché la sanzione sta nella perdita dei premi europei», dice Saba. Come è vista l’anagrafe dagli allevatori? «Come un ulteriore ostacolo burocratico, tra l’altro costoso, che ostacola la loro attività imprenditoriale. Ma è anche vero che la carta d'identità elettronica è una garanzia per la tracciabilità degli agnelli».

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