La Nuova Sardegna

Morto Larentu Pusceddu, autore del primo romanzo in sardo

di Luciano Piras
Morto Larentu Pusceddu, autore del primo romanzo in sardo

POSADA. «S’idea de l’iscrìere in sardu est istada un’iscumissa». L’idea di scriverlo in sardo era stata una scommessa. Così Larentu, Lorenzo, Pusceddu rispondeva nell’ultima intervista rilasciata lo...

11 gennaio 2016
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POSADA. «S’idea de l’iscrìere in sardu est istada un’iscumissa». L’idea di scriverlo in sardo era stata una scommessa. Così Larentu, Lorenzo, Pusceddu rispondeva nell’ultima intervista rilasciata lo scorso maggio alla rivista in limba “Eja”. Parlava, allora, del suo primo romanzo, “S’arvore de sos tzinesos”, il primo romanzo in sardo, uscito nel lontano 1982 per le Editziones de sa Nae. Ma Larentu Pusceddu, morto sabato sera in un ospedale a Roma, non passerà alla storia della Sardegna soltanto per questo primato. Scrittore e poeta, la sua è stata e sempre sarà una delle voci più autorevoli della letteratura sarda.

Nato a Orotelli nel 1947, ha sempre scritto solo e soltanto in sardo. «Unos cantos amigos m’ant cussigiadu de iscrìere in italianu, ma apo iscritu e apo a sighire a iscrìere in sardu» rispondeva a Diegu Corràine nell’intervista di “Eja”. «Alcuni amici mi hanno consigliato di scrivere in italiano, ma ho sempre scritto e continuerò a scrivere solo in sardo».

Un battagliero troppo velocemente dimenticato e lasciato ai margini dall’intellighenzia isolana. Eppure Larentu Pusceddu era un generoso nato: fino alla fine ha difeso i sardi e la Sardegna. Paladino della limba, ma anche autocritico, che non si risparmiava: «De seguru podimus megiorare sa calidade de sa literadura, ma bi cheret animu, traballu e cussèntzia de su chi semus faghende». «Possiamo certamente migliorare la qualità della letteratura, ma ci vuole determinazione, lavoro e coscienza di quanto facciamo».

Diplomato in agraria, per una vita è stato dirigente sindacale della Cgil a Siniscola, dove viveva dal 1973, con moglie e famiglia. Ora abitava in una casa alle porte della 131 dcn, nelle campagne di Posada. Nonostante sapesse bene che i lettori di un romanzo scritto interamente in sardo fossero davvero pochi, lanciò comunque la sfida con quel suo “S’arvore de sos tzinesos”: le tremila copie vendute, invece, furono la dimostrazione che molti sardi erano desiderosi di leggere nella propria lingua madre. «Como sas òperas in prosa, a su chi isco deo, sunt prus de chentu» raccontava l’anno scorso. «A quanto mi risulta, ora le opere in prosa in sardo sono più di cento». Tra queste che i suoi “Mastru Taras”, del 1991, e “Su belu de sa bonaùra”, del 2001, entrambi usciti per i tipi della casa editrice nuorese Papiros, di Diegu Corraine, con il quale «est sighida un'amighèntzia manna durada finas a como», «c’è sempre stata una grande amicizia». Interrotta bruscamente da questa prematura «dispedida», partenza. La partenza per l’ultimo viaggio della vita.

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