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Inchiesta Moby Prince, sopralluogo a Livorno

Inchiesta Moby Prince, sopralluogo a Livorno

LIVORNO. «Da Livorno parte il nostro percorso alla ricerca della verità». Ad affermarlo è il presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul disastro della Moby Prince, Silvio Lai, che oggi,...

15 gennaio 2016
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LIVORNO. «Da Livorno parte il nostro percorso alla ricerca della verità». Ad affermarlo è il presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul disastro della Moby Prince, Silvio Lai, che oggi, con una delegazione di senatori, farà un sopralluogo nel porto della città toscana, teatro del tragico incidente accaduto il 10 aprile del 1991. «Abbiamo iniziato il lavoro della commissione il 17 dicembre sentendo in audizione le associazioni dei familiari delle vittime – afferma Lai –. Ci era sembrato giusto e opportuno cominciare da loro. Ora ci sembra altrettanto giusto prendere contatto diretto con il luogo nel quale avvenne la collisione. Al di là di quello che si può leggere nelle carte e nei documenti ufficiali riteniamo sia fondamentale poter vedere con i nostri occhi ed essere fisicamente presenti nel porto. Le prime testimonianze e la documentazione fornita dai rappresentanti delle associazioni 140 e 10 Aprile sono state di grandissima utilità per la nostra inchiesta, per andare avanti è necessario poter contestualizzare le loro parole, quelle degli altri protagonisti della vicenda. Dobbiamo ricostruire con estrema precisione tutto quel che avvenne quella notte e questo può avvenire solo partendo dal luogo dell’incidente». Nel corso della giornata sono previsti incontri con il prefetto Tiziana Costantino e il sindaco Filippo Nogarin.

«La tragedia del Moby Prince è ancora avvolta da una fitta coltre di mistero, come per altre pagine oscure della storia d'Italia. Bisogna fare luce su tutto quanto accadde in quel mercoledì 10 aprile del 1991: accertare le responsabilità e le negligenze che hanno causato l'incidente e l'inaccettabile ritardo nei soccorsi». Le dichiarazioni portano al firma del senatore del Pd, Vannino Chiti nel corso della sua audizione davanti alla commissione. «Nei mesi successivi – ha aggiunto Chiti – da presidente della Regione Toscana, ho più volte sollecitato la possibilità di utilizzare le immagini riprese dai satelliti geostazionari della Nato e degli Stati Uniti della base militare di Camp Darby a Pisa. Avanzai una richiesta di intervento anche in una lettera inviata alla presidenza del Consiglio dei Ministri. Purtroppo quelle immagini non sono mai state messe a disposizione e le risposte ricevute dalle autorità statunitensi sono state evasive e per certi aspetti surreali. Mi permetto di suggerire alla commissione di indagine di valutare la possibilità di rinnovare questa richiesta».

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