La Nuova Sardegna

il premier si appoggia all’Onu

Renzi: «Prudenza e buon senso»

di Nicola Corda
Renzi: «Prudenza e buon senso»

Mercoledì Gentiloni in Parlamento sull’ipotesi di una missione

06 marzo 2016
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ROMA. «La guerra è una parola drammaticamente seria per essere evocata con facilità». Troppi scenari, indiscrezioni, pressioni che arrivano anche dalle cancellerie alleate. Motivi che hanno spinto il premier Matteo Renzi a dare un colpo di freno e a metter mano a tutta la prudenza necessaria per decisioni che saranno prese solo «sulla base della richiesta di un governo legittimato, di un impegno italiano, che comunque avrebbe necessità di tutti i passaggi parlamentari e istituzionali necessari». La situazione delicata in Libia impone al premier una linea che si regge su due elementi: «un lavoro delle Nazioni Unite, ancora in pieno svolgimento, per raggiungere un accordo solido e stabile sul governo» e la necessità di tenere presente un’opinione pubblica che i sondaggi hanno registrato fortemente contraria a un intervento italiano.

Se gli Stati Uniti tirano per la giacca Palazzo Chigi, la Gran Bretagna si schiera sul fronte della linea di Renzi e Gentiloni, di attendere «con pazienza il processo politico in atto che, seppur lento, incoraggia ad andare avanti» sulla strada della diplomazia. Per l’ambasciatore Christopher Prentice, «la soluzione deve avvenire attraverso le forze politiche libiche per assegnare prima possibile un supporto formale del parlamento di Tobruk alla nascita del governo di transizione presieduto da Fayez al-Sarraj». Da Londra arriva il via libera all’Italia «al ruolo di coordinamento e di guida della missione, nella quale la Gran Bretagna è pronta fare la propria parte sia sul piano del supporto alla governance, sia degli aiuti e dell’indispensabile contributo alla sicurezza».

Mentre l’inviato dell’Onu Martin Kobler e lo stesso presidente designato al-Sarraj, starebbero lavorando a un piano B per superare l’impasse del parlamento libico, sul fronte interno Renzi deve affrontare le opposizioni che incalzano il governo per un pieno coinvolgimento delle Camere. “La guerra che non è guerra” attraverso un possibile intervento di truppe speciali coordinate dai servizi di sicurezza, non convince né la sinistra né il Movimento 5 Stelle. Anche Forza Italia per bocca di Gasparri attacca Palazzo Chigi.

Mercoledì sarà il ministro degli Esteri Gentiloni a riferire, ma le opposizioni chiedono che sia lo stesso Renzi a farlo. La linea del premier italiano resta agganciata alla prudenza e per questo prende di mira «i media che si affannano a immaginare scenari di guerra in Libia che non corrispondono alla realtà». Un intervento dunque solo se richiesto e con il Parlamento pienamente informato di ogni sviluppo come chiedono le forze politiche. «Ora non è il tempo delle forzature - afferma Renzi - ma del buon senso e dell’equilibrio che sono le nostre parole d’ordine, ben diverse da chi immagina di intervenire in modo superficiale e poco assennato».

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