La Nuova Sardegna

la battaglia

La Federalberghi contro i siti di prenotazione

di Dario Budroni
La Federalberghi contro i siti di prenotazione

Il presidente Paolo Manca: via le clausole sui prezzi, noi in ostaggio delle multinazionali

15 marzo 2016
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SASSARI. Si sentono in ostaggio. Minuscoli prigionieri dei mega portali di prenotazione online. Gli albergatori sardi, insieme a tutti i colleghi italiani, decidono quindi di combattere la cosiddetta «parity rate», cioè quella clausola contrattuale imposta dai colossi del web che impedisce agli hotel di pubblicizzare sul proprio sito prezzi inferiori a quelli pubblicati sui grandi portali. La Federalberghi regionale lancia dunque un appello alla politica, in particolare ai parlamentari sardi. E questo in vista del voto della commissione Turismo del Senato, che presto dovrà esaminare l’articolo 50 del disegno di legge sulla concorrenza che prevede anche una norma che punta a superare la «parity rate» per restituire la competitività al sistema turistico.

Albergatori prigionieri. Paolo Manca, presidente regionale di Federalberghi, non usa mezzi termini. «Se questa norma non dovesse passare, a essere a rischio sarebbero in particolare le piccole strutture alberghiere dell’isola, che diventerebbero così ostaggio delle multinazionali – denuncia Manca –. Inoltre si tratterebbe di una norma a tutela dei consumatori, ai quali verrebbe offerta la possibilità di accedere a tariffe più basse, e delle imprese, che verrebbero poste in condizione di sviluppare liberamente le proprie strategie commerciali».

L’appello. Il presidente di Federalberghi si rivolge soprattutto ai parlamentari isolani. «Lanciamo un appello ai senatori e ai deputati sardi – continua Manca –. Perché pensiamo che debbano essere i piccoli operatori a decidere se adeguarsi alla parità tariffaria o no. Per i grandi portali di intermediazione internazionali la Sardegna è un prodotto come un altro. Gli albergatori sardi invece non delocalizzano e promuovono il territorio e la destinazione Sardegna».

In linea con l’Europa. In Germania e in Francia la clausola «parity rate» è già stata messa al bando. Quindi il timore degli albergatori italiani è che una mancata approvazione dell’articolo 50 possa generare una situazione di squilibrio a vantaggio di Francia e Germania, che sono tra i principali concorrenti dell’Italia. «Purtroppo dopo un lavoro di squadra che alla Camera si è concluso con un voto bipartisan e una approvazione a larghissima maggioranza, in Senato la discussione rischia di essere inquinata da una manina astuta – mette in guardia Paolo Manca –. Mentre i concorrenti francesi e tedeschi già da mesi possono fruire di questa opportunità, le multinazionali dell’intermediazione si stanno dando da fare per zavorrare le imprese italiane. Qualcuno addirittura vuol farci credere che i padroni della rete si stanno prodigando per tutelare gli interessi dei pesci piccoli».

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