La Nuova Sardegna

Abbanoa, crediti fuori controllo Il gip: «Nessuno conosce le cifre»

di Mauro Lissia
Abbanoa, crediti fuori controllo Il gip: «Nessuno conosce le cifre»

Dagli interrogatori dei dirigenti emerge una situazione disastrosa, 600 milioni da recuperare Ma nessuna certificazione veniva fornita agli studi legali sulle posizioni debitorie degli utenti

31 marzo 2016
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CAGLIARI. Alla fine del 2015 i crediti da esigere superavano di gran lunga i 600 milioni di euro, ma le cifre venivano calcolate e comunicate agli studi legali incaricati di avviare le procedure di recupero «su dati astratti senza alcuna analisi che ne certificasse l’esistenza». Capitava così che «la stessa posizione creditoria venisse affidata due volte, anche allo stesso legale» con il raddoppio delle spese. Si parla di Abbanoa e a leggere l’ordinanza firmata dal gip Giampaolo Casula che ha disposto la sospensione a tempo indeterminato del direttore generale Sandro Murtas non si tratta di affermazioni generiche o di una polemica con le associazioni dei consumatori: a riferire questi fatti alla Guardia di Finanza nel corso di interrogatori verbalizzati sono stati l’attuale responsabile dell’ufficio legale Emanuela Onnis e il credit manager Massimo Cossu, ora indagato per abuso d’ufficio e uscito dalla società concessionaria del servizio idrico sardo. Il quadro che emerge da queste testimonianze rispecchia nitidamente il contenuto delle centinaia di controversie che da anni segnano i rapporti tra Abbanoa e l’utenza sarda: a leggere le carte del provvedimento, Cossu definisce la situazione «disastrosa» e spiega come l’organo di staff destinato dalla direzione a esporre al credit manager lo stato dei crediti «non fosse in grado di riferire la situazione creditoria e lo stato delle singole posizioni». In altre parole: chi doveva avere in mano il quadro generale e dettagliato dei crediti, chi doveva affidare le procedure di recupero, non sapeva letteralmente quale fosse la situazione. La conseguenza, illustrata dalla Guardia di Finanza al pm Giangiacomo Pilia, è che i crediti venivano scaricati sugli studi legali «senza alcuna certificazione». Un danno per Abbanoa, per i legali, ma soprattutto per gli utenti colpiti da ingiunzioni talvolta fantasiose, spesso prive di qualsiasi riscontro con la realtà. Da qui l’effetto domino: il contenzioso sui crediti generava e continua a generare contenzioso sulle cifre del credito, perché almeno una parte degli utenti si ribellava e continua a ribellarsi di fronte a imposizioni di pagamento dai contenuti a volte surreali. La sola certezza in questo caso - osserva il gip Casula - erano le anticipazioni versate da Abbanoa agli studi legali incaricati del recupero crediti: al 3 ottobre 2015 gli studi Macciotta e Pisenti avevano incassato un fondo spese di 202.408 euro a fronte di una rendicontazione pari a zero per lo studio cagliaritano e pari a 68362 euro per il legale di Roma.

Ma al di là delle prospettive giudiziarie che la ricostruzione accusatoria dei fatti potrebbe produrre, il pensiero corre inevitabilmente al decreto del ministero dell’Economia, col quale Abbanoa è stata autorizzata a riscuotere direttamente i crediti mettendoli a ruolo, come fanno gli enti pubblici: nella situazione descritta dal giudice, dalla Procura e dalla Guardia di Finanza in base a testimonianze dirette dei dirigenti Abbanoa, quale potrà essere il livello di fiducia degli utenti morosi quando riceveranno le cartelle con le cifre da pagare? Se neppure Abbanoa - come hanno riferito il capo dell’ufficio legale e il credit manager - è in grado di certificare gli importi dei crediti, perché gli utenti dovrebbero prendere per buone le richieste del gestore idrico?

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