Allarme dei sindacati: centri commerciali, commessi e cassiere sempre più al lavoro di domenica
Le clausole dei nuovi contratti: devono timbrare il cartellino per tutti i 52 weekend dell’anno. Fanzecco (Cgil): aprire nei festivi non fa crescere i guadagni. Demurtas (Cis)l: valgono le norme regionali
SASSARI. La domenica libera sta diventando una specie di miraggio. Ormai c’è chi non riesce a vederla più neanche con il binocolo. Pure in Sardegna il settimo giorno della settimana è sempre meno dedicato al riposo. I lavoratori si sono abituati a staccare la spina dal ritmo dei registratori di cassa nel bel mezzo della settimana. Magari il martedì o il mercoledì. Succede nel settore del commercio e della grande distribuzione soprattutto. I centri commerciali, i supermercati e i grandi magazzini hanno sposato il lavoro domenicale con grande convinzione. Si tratta di un fenomeno in continua crescita. E il risultato è che da una decina di anni a questa parte, complice la politica delle liberalizzazioni, l’idea della domenica è praticamente cambiata. Ora migliaia di lavoratori la passano tra le corsie dei supermercati o tra gli elettrodomestici in vendita di qualche superstore. È un fenomeno che divide: commercianti da una parte, sindacati dall’altra.
I contratti. In Sardegna i lavoratori che operano nel settore del commercio, dall’ipermercato al supermarket di quartiere, sono circa 100mila. E la stragrande maggioranza lavora pure la domenica. Il contratto collettivo firmato dalla Confcommercio prevede 26 domeniche lavorative obbligatorie. Ma in alcuni casi si arriva addirittura a quota 52. Cioè tutte le domeniche dell’anno. E questo tramite diversi escamotage, come i contratti part-time, i più diffusi nel settore, o altri accordi personali. Secondo la normativa il lavoro domenicale è retribuito con una maggiorazione salariale del 30 per cento. Federdistribuzione, invece, ha avviato un percorso tutto suo con i sindacati, con i quali si sta scontrando proprio sulla questione della domenica libera.
Lunga battaglia. Il lavoro domenicale è uno dei grandi nemici dei sindacati. In Sardegna le prime avvisaglie si sono avvertite nei primissimi anni Novanta con lo sbarco di Città Mercato a Cagliari, Sassari e Olbia. «Sì, in Sardegna abbiamo cominciato a discuterne proprio in quel periodo – ricorda Marco Demurtas, segretario regionale della Fisascat Cisl -. Ma da allora le cose sono decisamente cambiate. Ora il fenomeno riguarda migliaia di lavoratori». La società dei consumi sembra correre molto più veloce delle rivendicazioni dei lavoratori. Ma i sindacati non mollano la presa. «Siamo nel bel mezzo di una campagna nazionale contro il lavoro domenicale – spiega Simona Fanzecco, segretaria regionale della Filcams Cgil –. Il motivo è semplice: lavorare la domenica non comporti alcun tipo di beneficio, né a livello occupazionale né a livello di consumi».
Domenica bestiale. Simona Fanzecco parla chiaro. «Aprire un supermercato la domenica non fa aumentare i profitti – spiega la dirigente Cgil –. Perché i consumi verrebbero comunque spalmati nel resto della settimana. E il lavoratore ci guadagna fino a un certo punto, perché la maggiorazione è del 30 per cento. Ma sono diversi i casi in cui il dipendente si ritrova con nessun tipo di aumento». Sulla stessa linea il segretario della Fisascat Marco Demurtas. «L’impostazione liberista è praticamente dominante – afferma –. E diciamo che non riusciamo a trovare nessuna sponda solida da parte della politica, perché l’alternanza di governo pesa tantissimo». Marco Demurtas fa un esempio: «In Sardegna la giunta Soru aveva stabilito un tetto alle domeniche. Il primo atto della giunta Cappellacci, invece, è stato quello di cancellare la norma».
Gita al supermercato. I sindacati non vogliono arrendersi ai mutamenti della società. «Il centro commerciale è diventato il nuovo centro di aggregazione – dice Simona Fanzecco –. Noi invece preferiremmo la valorizzazione dei centri di aggregazione naturali. Inoltre ricordo anche il lavoro domenicale non è sostenuto dai servizi. Pensiamo a una giovane mamma: la domenica gli asili sono chiusi». Marco Demurtas parte da un esempio. «In Francia la domenica non si lavora e il mondo va avanti lo stesso – dice –. In Italia il supermercato è diventato l’alternativa alla gita, al riposo, allo stare in famiglia. È un cambiamento dello stile di vita che inciderà sulla felicità».
Turismo e centri storici. Ma i sindacalisti non fanno di tutta l’erba un fascio. «È chiaro che siamo d’accordo con le aperture nei centri storici e in occasione di grandi manifestazioni per incentivare il turismo. In questo caso il discorso è diverso, il lavoro domenicale diventerebbe fondamentale» dice Simona Fanzecco. Il segretario della Fisascat crede in un maggiore equilibrio. «È importante ragionare in termini di concessioni nei periodi di punta – dice Demurtas –. Un conto è aprire un supermercato di domenica durante l’estate, un conto tutto l’anno».