La Nuova Sardegna

I ministri diserteranno i seggi

I ministri diserteranno i seggi

Quasi tutti seguiranno le indicazioni del Pd. In controtendenza Boldrini e Grasso

14 aprile 2016
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ROMA. A quattro giorni dal referendum sulle trivelle, la politica continua a essere divisa. Da una parte ci sono il premier Matteo Renzi, molti ministri e la maggioranza del Pd schierati a favore dell’astensione. Dall’altra, le opposizioni e la minoranza dem che promuovono in modo trasversale il diritto-dovere di partecipare alle consultazioni, salvo poi essere divisi, a loro volta, tra favorevoli e contrari per quanto riguarda il merito del quesito referendario.

Ad andare alle urne saranno sicuramente i presidenti di Camera e Senato. La numero uno di Montecitorio Laura Boldrini si è detta convinta che in Italia sarebbe giusto «incoraggiare la partecipazione e non certo scoraggiarla. Poi, ognuno vota quello che vuole», ha spiegato. Anche per il presidente di Palazzo Madama Pietro Grasso il referendum «è uno strumento popolare, democratico, costituzionale – ha detto – Quindi io certamente parteciperò alla votazione». E sulla stessa linea dovrebbe assestarsi anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella seguendo la tradizione dei suoi predecessori al Colle, anche se il Quirinale ancora non conferma ufficialmente. Non si sa quale preferenza esprimerà il capo dello Stato.

Tra le forze schierate in Parlamento, M5S, Lega e Sinistra italiana fanno da giorni campagna per il “sì”, mentre la sinistra dem e Forza Italia sono a favore della partecipazione ma poi al loro interno si diversificano tra favorevoli e contrari. Se infatti Bersani e D’Alema, oltre a Prodi, hanno annunciato il “no”, Roberto Speranza insiste per il “sì” tanto da aver deciso anche di scrivere una lettera ai militanti invitandoli a «correggere gli errori dei dirigenti».

Stessa situazione in campo azzurro: c’è chi come il capogruppo alla Camera Renato Brunetta voterà “no” e chi come il governatore della Liguria Giovanni Toti voterà “sì”.

Fatto sta che raggiungere il quorum non sembra ancora a portata di mano e i sondaggi, secondo quanto viene riferito da alcuni parlamentari, si aggirerebbero intorno al 40%.

A sostegno dell’astensione è sceso in campo il premier Renzi e la maggioranza del Pd. Una posizione sostenuta da gran parte dei ministri: «Seguo le indicazioni del mio partito», fa sapere la ministro Maria Elena Boschi. «Il non voto è una scelta politica», ha spiegato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Graziano Delrio e Dario Franceschini sono altri ministri pronti a disertare il referendum, insieme ai sottosegretari Luca Lotti e Claudio De Vincenti. Anche il ministro della Pubbica amministrazione, Marianna Madia si è schierata con il partito: «Non andrò a votare» ha dichiarato ieri a margine di un incontro pubblico a Treviso. Al contrario, il ministro Gianluca Galletti andrà a votare e voterà “no”.

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