In giunta vince il mutismo si pronunciano solo in 4
Trivelle, dopo le polemiche su Pigliaru gli assessori Pd non dicono se voteranno Maninchedda: difendiamo la nostra terra. Per il sì anche Firino, Morandi e Falchi
SASSARI. Tra favorevoli, contrari e astensionisti spunta una quarta categoria. Sono i discreti, i super riservati, quelli che sul referendum si trincerano dietro il silenzio, il no comment. Un mutismo che contraddistingue quasi tutta la giunta regionale. Una scelta abbastanza insolita per chi svolge un ruolo politico, ma forse il timore di rimanere invischiati nelle lotte interne al Pd ha spinto gli assessori targati dem a non pronunciarsi sul referendum. Insomma, prima la Sardegna si fa promotrice del quesito e lo vota in aula quasi all’unanimità, poi il governatore Francesco Pigliaru lo boccia e annuncia il suo no, ora gran parte degli assessori sceglie di non comunicare come si comporterà domenica. Se voteranno sì, no o se sceglieranno l’astensione predicata da Renzi. Un paradosso che non riguarda gli assessori extra Pd. Maninchedda, Falchi, Morandi e Firino infatti annunciano il loro sì. Fa eccezione solo Maria Grazia Piras, assessore all’Industria in quota Upc, che preferisce non divulgare la sua intenzione di voto. Ma in realtà qualche settimana fa aveva mostrato perplessità sul referendum, perché, a suo dire, superato dai paletti posti dal governo sul tema delle trivellazioni.
Il no di Pigliaru. Ma è soprattutto all’interno del Pd che il clima si è surriscaldato. Perché, anche su questo tema, il partito si presenta diviso in più fazioni. Da una parte l’area del sì, capitanata dal presidente del Consiglio regionale, Gianfranco Ganau, leader del fronte anti trivelle. Dall’altra, i supporter dell’astensione, a partire dal segretario Renato Soru, che ha sposato in pieno la linea di Renzi, bollando il referendum come una perdita di tempo. In mezzo il governatore Francesco Pigliaru, che, dopo aver bocciato il quesito, ha comunque ha detto che andrà a votare e metterà la croce sul no. Una situazione che rispecchia anche la geografia Pd in Consiglio regionale, dove il capogruppo Pietro Cocco ha già dichiarato la sua intenzione di astenersi - come anche Salvatore Demontis e Gavino Manca, unico a settembre a votare contro il referendum -, mentre altri, come Giuseppe Meloni, confermano il loro sì.
Bocche cucite. Ed è probabilmente per evitare tensioni e polemiche che tutta la truppa dem in giunta ha scelto il silenzio. «Mi comporterò da buon cittadino», si limita a dire Cristiano Erriu, assessore alla Urbanistica. «Non ho nulla da dire», è la laconica risposta di Luigi Arru, titolare della Sanità. «Non commento», taglia corto anche Massimo Deiana, assessore ai Trasporti, vicino all’area Cabras, e dunque anche a Ganau. Un silenzio che ha contagiato anche il vicepresidente Raffaele Paci e l’assessore al Lavoro, Virginia Mura. E anche Donatella Spano, assessore dell’Ambiente, che in passato non ha mai nascosto la sua freddezza sulla consultazione referendaria, ha deciso di optare per il no comment.
Maninchedda vota sì. Chi, invece, domenica si recherà alle urne è Paolo Maninchedda, assessore ai Lavori pubblici, che fin da subito ha schierato per il sì il suo Partito dei sardi. «Andrò a votare perché verrà un giorno in cui ci sarà un referendum sull’indipendenza della Sardegna – dichiara –, ed esattamente come sta facendo in questi giorni, il governo italiano inviterà a non andare a votare. Voterò, dunque, sì perché è il voto che più preserva il futuro diritto dei sardi a decidere del loro sottosuolo».
Firino segue Sel. Anche Claudia Firino, assessore alla Cultura, come tutta Sel, il suo partito, è schierata dalla parte del sì. «La vittoria è necessaria per evitare che le regioni e la Sardegna in particolare, private di fatto delle competenze primarie sul governo del territorio, subiscano un grave vanno per la loro autonomia». Andranno al seggio e metteranno la croce sul sì anche Elisabetta Falchi, assessore all’Agricoltura e vicina ai Rossomori, e Francesco Morandi, titolare del Turismo, espresso dal Centro democratico».
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