La Nuova Sardegna

la protesta

Il 19 maggio sciopero generale del pubblico impiego

CAGLIARI. Da sette anni sono senza contratto e il Governo ha risposto che la firma forse non sarà prima del 2021. È una provocazione inaccettabile per il Pubblico impiego, sessantamila in Sardegna, e...

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CAGLIARI. Da sette anni sono senza contratto e il Governo ha risposto che la firma forse non sarà prima del 2021. È una provocazione inaccettabile per il Pubblico impiego, sessantamila in Sardegna, e per dire basta il 19 maggio hanno proclamato il loro sciopero generale. Dopole richieste delle segreterie nazionali di Cgil, Cisl e Uil – hanno sollecitato un aumento lordo intorno ai 150 euro al mese – le trattative con il ministero si sono interrotte. «Sette anni senza contratto – ha detto Davide Paderi (Cgil) – ai lavoratori finora sono costati 400 euro lordi, soldi ogni mese cancellati dalla busta paga». Secondo Nino Cois (Cisl): «Solo in Sardegna per il triennio 2016-2018 ipotizziamo che serviramno 300 milioni per azzerare gli arretrati, ma Roma ha chiuso le porte». Anzi, ha spostato la scadenza della possibile firma in avanti e di altri cinque anni. Per i sindacati è arrivato il momento della protesta. «Non c’è volta – hanno detto i segretari regionali – che il Governo annunci uno Stato più efficiente e a misura di cittadino, ma quando deve riorganizzare il sistema, cosa fa? Si tira indietro». In Sardegna i dipendenti pubblici sono 30mila nella sanità pubblica e privata, 20mila lavorano negli uffici delle autonomie locali e altri diecimila nelle sedi distaccate dei ministeri. «Oggi – ha ribadito Fulvia Murru della Uil – abbiamo una sola speranza: rinnovare il contratto per ridare dignità ai lavoratori e anche alla Pubblica amministrazione».

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