Caso Barracciu: stoppata la difesa, il processo va avanti
I giudici respingono le richieste dei legali dell’ex consigliera L’esponente del Pd, assente in aula, è accusata di peculato
CAGLIARI. Il processo a Francesca Barracciu, l’ex sottosegretaria ai Beni culturali imputata di peculato aggravato con l’accusa di aver speso impropriamente i fondi del gruppo regionale Pd, andrà avanti: i giudici della seconda sezione del tribunale - presidente Massimo Poddighe, a latere Nespoli e Alterio - hanno respinto tutte le questioni proposte dal difensore Franco Luigi Satta che all’apertura del dibattimento aveva chiesto l’annullamento del decreto che dispone il giudizio per una serie di ragioni cui il pm Cocco si è opposto. Ieri, assente l’imputata, il tribunale ha comunicato la decisione di rigettare le eccezioni e ha fissato la prossima udienza per l’11 ottobre, quando il processo pubblico dovrebbe entrare nel vivo con l’esame dei primi testimoni dell’accusa.
Per l’avvocato Satta la decisione di separare la posizione della Barracciu da quella degli altri trentadue consiglieri regionali del centro sinistra accusati di peculato aggravato «è stata più politica che giudiziaria» e ha leso il diritto di difesa, perché l’imputata non ha potuto esaminare gli atti del procedimento principale. Basterebbe questa ragione, ha sostenuto il penalista sassarese, per determinare l’annullamento del provvedimento di rinvio a giudizio e per imporre alla Procura la riscrittura del capo d’imputazione. La stessa questione era stata respinta dal gip e dal gup ed era contenuta in una memoria rivolta ad evitare alla Barracciu un giudizio in solitario, dove l’ex onorevole regionale è chiamata a difendersi da accuse molto pesanti: aver speso 81 mila euro tratti dai fondi del gruppo regionale Pd senza una giustificazione compatibile con la legge, di cui 33 mila spiegati con i consumi di carburante della propria automobile e gli altri spesi per ragioni rimaste ignote.
Per il pm Cocco invece «la decisione di stralciare la posizione dell’imputata è «pacificamente affidata all’autonomia del pubblico ministero e la Cassazione ha stabilito come non sia neppure necessaria una motivazione». Sulla violazione del diritto di difesa, rivendicata dall’avvocato Satta, la risposta era stata secca: «L’imputata è stata interrogata due volte nel giro di pochi mesi - ha sostenuto il pm Cocco - aveva annunciato ulteriori spiegazioni sull’uso dei fondi, ma siamo ancor’oggi in attesa di conoscerle». Ancora: «Non c’è alcun profilo di connessione tra il fascicolo Barracciu e quello chiuso il 9 dicembre 2015 contro gli altri consiglieri indagati e comunque, se la difesa avesse avuto interesse a esaminare gli atti del procedimento principale sarebbe bastata una richiesta d’accesso, che non è mai arrivata. D’altro canto - ha detto ancora il pm nella prima udienza - la scelta di separare la posizione è stata assunta a vantaggio della signora Barracciu, che a marzo 2014 era sottosegretaria di stato e aveva tutto l’interesse ad ottenere un processo breve».
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