La Nuova Sardegna

L'Istituto nazionale di Geofisica: "In Sardegna 8 terremoti negli ultimi 400 anni"

L'Istituto nazionale di Geofisica: "In Sardegna 8 terremoti negli ultimi 400 anni"

Confutata dagli studiosi una radicata credenza: anche l'isola è una terra sismica

09 giugno 2016
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SASSARI. La Sardegna è un’isola antisismica? Nonostante molti sardi ne siano convinti , la risposta è negativa. Lo sostiene l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia che ha dedicato all’isola un approfondimento molto dettagliato che, partendo da fonti storiche sommate a rilevamenti recenti, ha stabilito che, per quanto improbabili, i terremoto possono colpire anche la Sardegna.

«Negli ultimi decenni non sono stati pochi i terremoti di energia non trascurabile localizzati in Sardegna oppure in mare, a poche decine di chilometri dalle sue coste», scrivono i geologi che poi citano gli episodi più rilevanti, «il 18 giugno 1970, ad esempio, un terremoto di magnitudo 4.8 localizzato nel Mare di Sardegna, alcune decine di chilometri a nord ovest di Porto Torres, viene avvertito distintamente anche lungo le coste liguri e in Costa Azzurra. Sette anni più tardi, il 28 agosto 1977, è la volta di un terremoto di magnitudo 5.4 localizzato in mare, un centinaio di km a sud-ovest di Carloforte. Anche se la distanza è considerevole, la scossa viene avvertita in tutta la Sardegna meridionale e provoca panico a Cagliari. Più di recente, il 26 aprile 2000, due forti scosse nel Tirreno, a poche chilometri da Olbia sono state avvertite in gran parte dell’isola, in particolare a Olbia e Posada».

Nonostante gli episodi siano più di uno, la convinzione che la Sardegna sia una terra “non sismica” rimane radicata nell’immaginario collettivo anche se, in realtà, sono stati registrati almeno otto terremoti. Il più grave, forse, fu quello accaduto a Cagliari e dintorni il 4 giugno del 1616, esattamente 400 anni fa. A ricordare l’episodio c’è un’iscrizione su una parete della sagrestia della Cattedrale di Cagliari che recita “Adì 4 Juny terremotus factus est 1616”.

«Un’iscrizione che, da quattrocento anni, dovrebbe impedire un processo di rimozione della memoria», scrivono i geofisici dell’istituto nazionale, «che può essere molto rischioso per una comunità che deve imparare a fare i conti anche con questo rischio».

A dare ulteriore peso al parere degli studiosi c’è anche l’episodio del 1771, quando un sensibile terremoto venne avvertito nella Sardegna sud orientale e la notizia fu riportata da una gazzetta fiorentina che riprese l’episodio del 1616 e permise che la segnalazione dell’episodio di inizio Seicento rimbalzasse dalle gazzette settecentesche a tutta la storiografia sarda ottocentesca, fino alla più importante compilazione sismologica che è alla base dei moderni cataloghi di terremoti.

Qualche anno fa, nel corso del lavoro decennale per l’individuazione di terremoti sconosciuti o negletti il terremoto del 1616 è stato rivalutato sulla base di alcune tracce documentarie e bibliografiche presenti nella storiografia e nelle compilazioni sismologiche che hanno permesso di rivalutare il terremoto del 1616 e di includere le Sardegna tra le zone sismiche, anche se con rischio moderato. (c.z.)

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