La Nuova Sardegna

Mont’e Prama, Giganti senza fine: ricomposte sei nuove statue

di Paolo Curreli
Roberto Nardi ricostruisce un modello di nuraghe
Roberto Nardi ricostruisce un modello di nuraghe

Assemblati cinquemila frammenti di pugilatori, guerrieri e 5 modellini di nuraghi. Il lavoro, a costo zero, dell’archeologo Roberto Nardi con una decina di studenti Usa nel museo di Cabras. Gli scavi sono fermi da novembre ma potrebbero ripartire tra dieci giorni

11 giugno 2016
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CABRAS. Il cantiere degli scavi di Mont ’e Prama si è fermato e ai tanti turisti e visitatori, attirati dalla presenza dei Giganti nella pubblicità turistica della Regione e quasi in ogni luogo del paese, si presenta un panorama fatto di erbacce che crescono rigogliose in un sito che non riesce a restituire la grandiosità e l’importanza dello storico ritrovamento. Nessun archeologo all’opera e nessun intervento del georadar che ha smesso di lavorare qualche tempo fa, nel novembre del 2015.

In questo sconsolante panorama una decina di studenti americani hanno, invece, segnato un momento importante nella catalogazione dei reperti: l’enorme puzzle è a un passo dalla soluzione, 4900 frammenti risultati degli scavi di soprintendenza e università del 2014 e 2015, sono stati ripuliti, classificati e documentati. «Si tratta di un intervento a costo zero, fatto qui nel museo di Cabras, in convenzione con alcune università statunitensi» spiega Roberto Nardi, direttore del Centro di Conservazione e Restauro di Roma, che ha diretto i giovani ricercatori coinvolti nel progetto dall’istituto che dirige. Stesso centro che si è occupato del restauro dei Giganti negli anni precedenti.

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«Sono quasi lo stesso numero di quelli che i primi scavi ci hanno restituito, più piccoli di quelli conosciuti, ma non meno importanti dal punto di vista scientifico – puntualizza Nardi –. Sono importanti perché sono finiti nelle stesse mani dei restauratori che si sono occupati delle precedenti ricostruzioni. Oggi questi frammenti ci dicono molto, sono pezzi di archi, braccia, scudi teste. Tessere di un puzzle di cui conosciamo la pertinenza e il punto esatto d’inserimento. Ci permetteranno di integrare i Giganti e gli altri reperti su cui abbiamo lavorato nel passato. Attraverso la catalogazione potremo posizionare i 4mila pezzi che sono a Sassari e che, finalmente, possiamo rimettere in gioco riaprendo una partita appassionante».

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La particolare tecnica “aperta” messa in atto da Roberto Nardi permette, infatti, di intervenire sulle statue già ricostruite e in mostra e completare il lavoro fatto in precedenza. «Non solo integrazioni però – svela il restauratore – abbiamo assemblato cinque nuovi Giganti, Pugilatori e Guerrieri, che si aggiungono alla statua che abbiamo presentato a ottobre, e cinque nuovi modelli di nuraghe polilobati e quadrilobati». Lavoro che conferma la ricchezza del sito di Mont ’e Prama, i pezzi sono ordinati e ripuliti e aspettano solo la ricostruzione. «È un bottino certo – continua Nardi – se si pensa che all’inizio di tutto, nel 2007, dai frammenti ritrovati pensavamo di restituire due statue e, invece, dopo il lavoro, i Giganti sono diventati nove. Una quantità di reperti che completati ci permetterebbe di raddoppiare con facilità il museo di Cabras».

Una ricostruzione che ha appassionato l’intera isola e non solo, come rivela Roberto Nardi impegnato in importanti cantieri archeologici in tutto il mondo. «Lavoriamo in diversi siti molto interessanti e incontro studiosi di tutto il mondo – racconta Nardi che è anche presidente dell’Iccm, comitato internazionale per la conservazione dei mosaici – ma la domanda è sempre la stessa: “Cosa c’è a Mont ’e Prama?”. Gli occhi del mondo sono puntati su questa scoperta. L’aspetto culturale, a parte quello tecnico, è quello che appassiona di più. C’è una grande differenza dal 2007, quando abbiamo cominciato i restauri: l’interesse, ho scoperto, è cresciuto moltissimo e a ogni livello. Sembra che tutti abbiano capito l’enorme importanza del ritrovamento, eccetto che qui da noi».

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Mentre l’antica città rivelata dal georadar dorme il suo sonno millenario, nascondendo il suo enorme tesoro che ha riscritto la storia della Sardegna e del Mediterraneo e i turisti, curiosi e appassionati fanno registrare un picco di visite al museo di Cabras la ripresa degli scavi sembra non avere una prossima data.

«Su questo argomento posso dire, per esperienza, che la cultura è il modo di aiutare le comunità locali – conclude Roberto Nardi –. Lo diciamo da vent’anni ma si vede ben poco. Le ricadute sul territorio sono sotto gli occhi di tutti, le strutture di accoglienza sono cresciute, ci sono tanti ristoranti e bed & breakfast. Lavorano tutti e bene, tanto che abbiamo avuto grosse difficoltà a trovare alloggio per i ragazzi delle università americane coinvolti nel progetto».

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