La Nuova Sardegna

Un piano da 15 milioni di euro per rilanciare scavi e Giganti

di Claudio Zoccheddu
Un piano da 15 milioni di euro per rilanciare scavi e Giganti

La Regione è pronta a investire. L’assessore Claudia Firino: «Useremo i fondi Por per colmare il gap» In Sardegna arrivano 400mila appassionati che valgono il 14esimo posto nella graduatoria italiana

12 giugno 2016
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SASSARI. Sono il simbolo del passato ma non riescono a diventare l'emblema del futuro. I giganti di Mont'e Prama comandano la pattuglia dei siti culturali sardi che affascinano studiosi e visitatori ma che non arrivano a trasformarsi in un traino per l'economia. A trasformare le possibilità in dati di fatto ci proverà ora la Regione con un piano speciale da 15 milioni di euro, tutti per la valorizzazione del patrimonio archeologico e culturale. Un intervento quanto mai atteso perché la Sardegna è indietro anni luce rispetto alle medie del Bel Paese. L'isola conta appena 400mila presenze turistiche certificate per la cultura, un numero che vale il 14esimo posto nella graduatoria nazionale. E non si può o dire che manchino le attrazioni. Anzi. Dal nord al sud la regione è un’immenso museo a cielo aperto con testimonianza nuragiche, fenice, puniche e romane.
La Regione. «Stiamo provando a colmare il gap», ha detto l’assessore regionale alla Cultura, Claudia Firino, «per quanto riguarda Mont’e Prama si tratta di un sito di competenza ministeriale ma noi non abbiamo mai abbandonato l’idea di poter contribuire». La dimostrazione è nel programma da tre milioni di euro finanziato dal ministero dei Beni e delle attività culturali e dalla Regione per la valorizzazione del sistema formato da Tharros e Mont’e Prama, un programma già attivo che presto avrà un corposo sequel: «A breve interverremo con un finanziamento da 13 milioni di euro che arriva dai fondi Por», ha detto ancora Claudia Firino, «ci attende un bel lavoro perché dovremo ragionare sulla promozione delle reti tra i siti ma soprattutto non ci dovremo fermare all’apertura di nuovi scavi, che sono comunque in programma, ma dovremo puntare sulla qualità degli interventi che saranno finanziati».

Dunque, presto dovrebbe arrivare un piano di coordinamento dei siti già indagati e dei nuovi scavi perché, secondo l’assessore, le direttive del finanziamento sarebbero già stata approvate e i 13 milioni potrebbero essere spesi molto presto, a maggior ragione ora che il piano di riordino degli enti locali inizia a muovere i primi passi. Immaginare di non coinvolgere le amministrazioni comunali sarebbe un autogol ma le scelte dovranno sottostare a uno standard di qualità: «I 13 milioni sono disponibili ma tutti gli interventi dovranno essere scelti con cura e, nel caso dei nuovi scavi, dovranno essere aperti e visitabili in ogni momento, da tutti. Una parte sarà destinata finanziamento per le imprese e alla formazione del personale, in modo che si possano raggiungere standard elevati anche sotto questo punto di vista», ha aggiunto l’assessore.

Il portafogli della Regione è pronto a scucire altri due milioni di euro, sempre secondo Claudia Firino: «Questa volta sono fondi regionali e saranno destinati a un piano straordinario per la gestione degli scavi archeologici e, in due parti da 500mila euro l’una, per le eventuali emergenze e per i restauri».
Le università. A breve gli archeologi ritorneranno a Mont’e Prama, al fianco dei colleghi della soprintendenza. Anche in questo caso, l’avvicinamento è stato possibile grazie a un corposo contributo economico: «La Fondazione Sardegna finanzierà l’intervento con 450mila euro», ha spiegato ieri il professor Raimondo Zucca dell’università di Sassari, «in realtà dovevamo iniziare nel 2015 ma il programma è slittato di un anno e ci terrà impegnati fino al 2018». Durante l’assenza dagli scavi, qualcosa è cambiato nella geografia del sito: «Nella zona nord, interessante dal punto di vista archeologico, hanno piantato un vigneto. È un paradosso con cui dovremo fare i conti, purtroppo». E non sarà nemmeno l’unico: «Il successo del sistema del museo di Cabras, che comprende anche Tharros, non deve trarre in inganno», commenta Zucca, «al momento la cultura è una voce trascurabile nel turismo sardo, quasi ridicola. Il turismo culturale deve e può crescere ma serve l’impegno e la disponibilità economica. Innanzi tutto bisognerebbe acquistare le aree circostanti allo scavo, in modo che non nascano nuovi vigneti», dice Zucca, e poi dare spazio alla fantasia. L’idea di sistemare copie indistiguibili dei giganti nel sito farebbe fare un salto di qualità al sito e lo trasformerebbe in un luogo in cui vivere un’esperienza, che poi è quello che cercano i turisti».

E dopo le copie, un salto a vedere gli originali sarebbe quasi doveroso. Magari tutti assieme, in un unico museo non lontano dallo scavo in cui esporre le 39 statue antropomorfe ritrovate negli scavi del 1974 e del 2014, i 35 modelli di nuraghe e i 14 betili. Una squadra da oscar che, per ora, deve accontentarsi di un ruolo da comparsa.

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